Il rosa come sfondo della nuova grafica, una squadra tutta giovane, una giovane direttrice e il Premio Gabbiano che ritorna. Bellaria Igea-Marina ci prova di nuovo. A rilanciare il suo Bellaria film festival, all’affacciarsi del compimento del quarto decennio di vita: 40 edizioni con quella di quest’anno che ne fanno una delle rassegne italiane di cinema più longeve ma anche, bisogna dirlo, “invecchiate” male. Dopo l’iniziale età dell’oro tra gli anni Ottanta e Novanta, le metamorfosi e le fluttuazioni identitarie sono state infatti tante e tali da fare invocare il lettino di Freud.
E allora, si riparte con l’organizzazione affidata alla startup Approdi e con la direzione artistica di una donna, Daniela Persico. Classe 1981, selezionatrice del Locarno film festival, critica cinematografica, insegnante di cinema (alla Scuola Luchino Visconti di Milano), programmer e curatrice, dal 2016 collabora al Dizionario dei film di Paolo Mereghetti.
E si riparte rivolgendo lo sguardo alle origini: a quell’Anteprima per il cinema indipendente italiano che ha come anno di nascita il 1983. Dal 12 al 15 maggio, per l’edizione numero 40, Bellaria torna a essere la casa del cinema indipendente italiano. Con due concorsi competitivi. Ritornano gli storici premi previsti all’epoca della direzione artistica composta da Enrico Ghezzi, Morando Morandini e Gianni Volpi: il Premio Casa Rossa e il Premio Gabbiano.
Persico, lei aveva due anni quando “Anteprima per il cinema indipendente” nacque. Con quale spirito ha accettato la sfida di dirigere il Bellaria film festival?
«Da cinefila ho nella mente il festival di Bellaria come luogo in cui una comunità di registi, critici, produttori si sono ritrovati in passato per pensare a quello che doveva essere il nuovo cinema italiano. Ho accettato questo incarico convinta del bisogno che c’è ancora oggi di ripensare il cinema italiano e di farlo in un contesto amichevole. Credo sia assolutamente necessario in questo momento in cui il pubblico si è molto allontanato dalla sala, in cui occorre riflettere su come interfacciarsi con tutto quello che è il mondo delle piattaforme e sul nuovo modo di produrre i film».
Quali edizioni del festival ha frequentato?
«Per me sono state fondamentali le edizioni dirette da Fabrizio Grosoli, quando il festival si trasformò per la prima volta in vetrina del cinema documentario indipendente (dal 2006 al 2009, ndr). All’epoca, anche attraverso studi fatti in Francia, ho scoperto il cinema documentario. A Bellaria ho conosciuto registi come Gianfranco Rosi o Pietro Marcello. Ma sono anche molto legata, come molti cinefili, a una figura come Enrico Ghezzi, anche se per ragioni anagrafiche non ho potuto frequentare le edizioni da lui dirette».
Quindi quale sarà la natura del suo festival?
«Un festival che guarda alla nuova sfera di autori che stanno rinnovando il cinema italiano. Che prediligono un cinema ibrido, in cui cade la distinzione tra film di finzione e documentario. In linea del resto con la storia di un festival che ha sempre guardato alle nuove tendenze. Vogliamo mettere in contatto chi oggi in Italia fa cinema dal basso con i professionisti internazionali, creando uno spazio di confronto per gli autori di domani e coinvolgendo il più possibile il pubblico del futuro».
In che modo?
«Oggi la spinta più grossa al cinema e in generale agli eventi culturali può venire dal coinvolgimento del pubblico giovanissimo. La mia direzione sarà molto incentrata sull’educazione al cinema nelle scuole, oltre a creare un ponte molto forte tra chi sta studiando cinema e gli interlocutori più interessanti del sistema cinematografico italiano. Serve creare una comunità intorno al cinema. Faremo sicuramente delle mattinate dedicate alle scuole di Bellaria Igea Marina e spero della provincia. Mi piacerebbe venissero coinvolte anche le scuole superiori per fare incontrare ragazzi e ragazze con gli autori, ad esempio, del Premio Casa Rossa».
Siete già al lavoro da alcune settimane. Ci descrive il suo staff?
«Il comitato che mi affianca è composto da persone tra i 27 e i 35 anni di età e per la maggioranza donne. In questo momento storico è molto importante dare spazio a voci nuove e soprattutto femminili, creare nuovi spazi anche per la critica cinematografica».