Bassi, il pittore massese dei paesaggi

Cultura

Giambattista Bassi (Massa Lombarda 1784 - Roma 1852) frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna usufruendo dei sussidi del Comitato di Istruzione Beneficenza cittadino al quale l’artista dimostra la sua gratitudine inviandogli almeno tre acquerelli a partire dal 1801. Uno di essi, quello del 1802, è la “Veduta del Santuario della Madonna di San Luca a Bologna” che mostra la vena paesaggistica del giovane dove il realismo di edifici e monumenti è contestualizzato in uno scenario di genere, in questa occasione preso dalle stampe popolari. Dopo il diploma nel 1807, nel 1810 ottiene il pensionato triennale a Roma per la sezione architettura, sempre supportato dalla munificenza cittadina. Nella capitale segue le lezioni del bolognese Pelagio Palagi, partecipa attivamente alla vita artistica e culturale che ruota attorno all’Accademia di Palazzo Venezia, si lega in stabile amicizia con i paesaggisti, il fusignanese Giovanni Monti e il romano Vincenzo Camuccini, i celebri letterati, il piacentino Pietro Giordani e il conte Giulio Perticari di Savignano sul Rubicone, uno dei fondatori della Rubiconia Accademia dei Filopatridi, oltre ai celebri scultori Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen. Questo clima intellettuale lo spinge ad abbandonare gli stilemi settecenteschi della paesaggistica idillica e bucolica per adeguarsi a un realismo oggettivo, favorendo l’equilibrio tra natura e architettura espressi con fedeltà dal vero, senza trascurare suggestioni romantiche.
«Sempre attratto dai maestri del paesaggio, da Salvator Rosa a Claude Lorrain, riuscì a fondere lo stile neoclassico con soluzioni veriste che lo salvarono dal rischio della “maniera”», scrive Renato Mammuccari su “Ottocento Romano” pubblicato da Newton Compton Editori nel 2007. La formula si rivela vincente e il successo gli arride, rendendolo particolarmente ricercato dalla ricca e acculturata committenza straniera presente a Roma, tappa fondamentale del “Grand Tour”. Questo interesse lo costringe a replicare più volte lo stesso soggetto e spiega anche la presenza di numerose opere sue nelle collezioni pubbliche e private estere, spesso battute nelle aste internazionali degli ultimi anni. Dalla fondazione nel 1829, Bassi entra a far parte della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arte nata per iniziativa di artisti italiani e stranieri residenti a Roma al fine di promuovere e preservare i canoni stilistici della tradizione artistica italiana. Dal 1831 al 1839, espone i suoi paesaggi alla mostra che la Società organizza annualmente nel palazzo della Dogana Vecchia a piazza del Popolo, per accedere alla quale è necessario il benestare della rigorosa commissione di accettazione preposta. Purtroppo negli anni successivi cade l’interesse per la sua produzione e l’artista vive in gravi ristrettezze economiche pur continuando a dipingere opere “storiche”, alcune delle quali oggi esposte al Museo di Palazzo Braschi e alla Galleria Nazionale d’Arte Antica a Roma. L’ultimo omaggio all’artista è del 1985 con il volume “Giambattista Bassi 1784/1852, Pittore di paesi” pubblicato da Nuova Alfa Editoriale di Bologna che contiene i preziosi contributi di Anna Ottani Cavina, Simonetta Nicolini, Maurizio Nicosia e Anna Stanzani.

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