Basket, un forlivese in A1: Nanni a Scafati ce l'ha fatta

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Rilassarsi a metà giugno nel golfo di Sorrento dopo un’interminabile stagione chiusa alla 5ª gara di finale con un sigaro in bocca e una coppa in mano da accarezzare, come recita una celebre pubblicità, non ha prezzo. Sì, perché una promozione in serie A conquistata a Scafati e ai danni di una teorica predestinata di nome Cantù è un risultato la cui portata va assaporata nel tempo, con calma e rilassatezza finché non si potrà comprenderne il reale ed enorme significato. Soprattutto quello intimo di chi, come Francesco Nanni, forlivese classe 1994, in questa pagina di storia cestistica ha messo la propria firma evidente. Lui che dopo avere allenato sempre nella sua città, in estate, mentre ancora l’Unieuro non gli aveva proposto il rinnovo del contratto, ha deciso di seguire Alessandro Rossi nell’avventura alla Givova. Come vice e preziosissima spalla quotidiana. Ora la quotidianità non è più quella della palestra, ma le emozioni di un campionato sempre al vertice e di una serie di finale vinta stringendo i denti sono scosse elettriche che rizzano i peli più di un tuffo nell’acqua del mare. «Finire la stagione il 14 giugno con una promozione è stupendo, però l’anno prossimo di questi tempi vorrei essere già a casa, felice come adesso, però – sorride Nanni - vivo ancora un vortice emozionale perché gara5 è stata un tornado, io ero un fascio di nervi prima della palla a due, ma avevo la certezza della forza della squadra nonostante i guai fisici di Clarke e Daniel e pensavo che al Pala Mangano, in un ambiente fantastico e che 75 minuti prima dell’inizio del match è andato in delirio non appena Daniel è uscito dagli spogliatoi per provare le sue condizioni con una corsetta, avremmo potuto farcela. Certo, non così ampiamente come, poi, successo». Ecco, «non così come poi...» è il leit motiv della stagione, già dal suo inizio. Difficile prevedere quell’esito ad agosto «Il tecnico Rossi e altri 4 reduci da una retrocessione, gente che non aveva mai vinto, squadra profonda, certo, ma senza stelle: non partivamo con quell’obiettivo dichiarato. Questa Givova, però, ha assemblato gente affamata, vogliosa di prendersi delle rivincite e già il 20 agosto capimmo di poter essere competitivi. Voglia ed energia della squadra in perfetta simbiosi con quello che è il dna della città: il segreto è stato questo». Oltre alla chimica Rossi-Nanni. «Ho ricevuto tanto da tutti i tecnici con cui ho lavorato a Forlì, Alessandro ha gli stessi obiettivi di Sandro Dell’Agnello e un modo suo personale di raggiungerli. Questo mi ha ulteriormente arricchito oltre ad avere avuto la possibilità di avere più responsabilità in campo. Come persona, poi, era necessario per me lasciare la mia città e mettermi alla prova in altri ambienti. Non sono andato via per colpa di Forlì, il primo risultato che guardo è il suo e quello dei giovani sui quali Gandolfi e Grison hanno fatto un grande lavoro, ma per mia scelta: se voglio essere un professionista era giusto farlo e ne esco arricchito». Quindi Francesco Nanni ha già realizzato l’impresa? «No, credo succederà solo quando verrà alzata la palla a due della prima gara in serie A e capirò davvero di essere entrato nel club dei grandi – sorride - e a quel punto dovrò dimostrare di saperci rimanere».

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