Basket, OraSì storia di una retrocessione annunciata

Un detto, riveduto e corretto, dice che gli aspetti positivi hanno quasi sempre tantissimi padri e madri, fratelli e sorelle, quelli negativi sono figli unici e orfani. La stagione del Basket Ravenna più complicata, amara, tramontata con la retrocessione in B Nazionale, è stata invece una concatenazione di anelli che hanno reso orfana della A2 la formazione di Alessandro Lotesoriere, alla sesta stagione in giallorosso, prima assistente poi head coach.

Una stagione nata in estate sotto i presupposti più neri, tanta incertezza sul futuro con il rischio anche di una mancata iscrizione. Questo è stato scongiurato anche grazie a un azionariato popolare con il Club “Ravenna nel Cuore” che ha ricevuto orecchio da 106 persone che insieme sono diventate poi tra le prime cinque sponsorizzazioni più importanti per il sodalizio bizantino.

Un azionariato popolare che doveva diventare una vera e propria Fondazione per la pallacanestro che però non ha raggiunto quello che in via della Lirica si aspettavano, complice anche l'appello inascoltato da coloro che a Ravenna, città legata soprattutto alla pallavolo ma che sembrava essere diventata un po' di più città di basket, potevano assumersi responsabilità economiche importanti per poter rilevare il ruolo di Roberto Vianello.

Squadra non all’altezza

Vianello è rimasto presidente ma per motivi lavorativi, di età e di salute, non ha potuto garantire anche la sua presenza a palazzo come aveva fatto da quasi venti anni quando aveva ricevuto il testimone da Antonio Tassini. Questo ha portato l'allestimento di una rosa con un budget tra i più bassi dell'intera A2, puntando sull’idea di valorizzare tanti giovani prospetti del panorama nazionale, accompagnati da una chioccia globetrotter come Bernardo Musso e pochi senior, con la speranza che il gruppo potesse migliorare anche sul piano fisico e tecnico ma questo è avvenuto parzialmente e alla prova del campo, non sufficientemente. Proprio questo divario di esperienza ha avuto il proprio peso sull'ultimo posto nel girone Salvezza, per una “scommessa” complessiva che non è stata vinta per le bocciature sul campo, anche per un mancato cambio di passo difensivo, filo rosso della filosofia di Lotesoriere di cui si è preso la colpa.

Per una volta... Usa e getta

Su questo hanno pesato anche le scelte dei due americani, in genere marchio di fabbrica di tutti i mercati ravennati, sempre o quasi sempre vincenti. Questa volta non hanno trovato il feeling giusto con il progetto approntato (il play tascabile Anthony non ha fornito la leadership che un “faro” dovrebbe garantire) e che non hanno permesso il salto di qualità di un roster giovane e con un senior in meno rispetto al regolamento e a tutte le altre squadre. Nello specifico i più esperti, Petrovic e Bonacini, hanno risentito di una montagna russa di rendimento destabilizzante e hanno tenuto ampia la forbice rispetto alla qualità media delle altre formazioni.

Ferrara ha cambiato parecchio

Il mercato di riparazione ha portato l'arrivo di Tommaso Oxilia reduce dal gravissimo infortunio al ginocchio di nove mesi prima contro Forlì, in difficoltà all'inizio poi cresciuto con partite di qualità che avevano fatto lievitare le quotazioni giallorosse in ottica salvezza diretta, naufragate nei quattro punti conquistati sul campo contro Ferrara e decurtati dopo l'addio degli emiliani. L'avvicendamento di Wendell Lewis è stato tardivo per la causa romagnola e le partite in cui ha portato contributo di vera sostanza, si possono contare sulle dita di una mano. Josip Vrankic è stato un fattore decisivo del successo sulla “F” forse uno dei punti più alti della stagione, ma complice anche l'infortunio alla caviglia che lo ha estromesso nel mese decisivo, non ha portato la svolta tanto sperata. Il girone Salvezza per 34 minuti era cominciato nel migliore dei modi poi gli 8 punti del cremonese Allen hanno sparigliato le carte, è arrivato il ko e da lì il contraccolpo psicologico e tecnico ha portato una lunga discesa nel Maelstrom della retrocessione.

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