Basket, per Di Lorenzo una nuova vita sportiva all’Aics Forlì: “Mi metto al servizio dei giovani con umiltà”

A vederlo giocare appariva subito chiaro come fosse un “allenatore in campo”, perciò l’avere immediatamente intrapreso questa carriera nel 2005, ultima stagione anche da giocatore a Brindisi, è stato un processo più che naturale. Da coach, però, era altrettanto evidente come Giampaolo Di Lorenzo fosse sempre stato vicinissimo ai bisogni e alle sensibilità personali dei suoi atleti, nonché molto attento al percorso di quelli più giovani. Pensarlo, un giorno, a lavorare proprio con loro e per loro, era un orizzonte quanto meno plausibile.

Ora, questo orizzonte è il presente e l’immediato futuro del tecnico partenopeo ormai forlivese a tutti gli effetti. Giampaolo Di Lorenzo ha scelto di accettare la proposta dell’Aics Basket Forlì e diventarne il direttore tecnico, con preciso compito di sviluppare il settore giovanile di una realtà che, contando anche le sezioni e società affiliate, supera ormai i 1.200 tesserati. Una scelta professionale e di vita non scontata dopo le esperienze ai Tigers Cesena e quella a Salerno conclusasi a fine novembre scorso in un modo che ancora brucia.

«Sono state due delusioni abbastanza profonde, soprattutto dal punto di vista umano – ammette – Subire due esoneri entrambe le volte dopo avere vinto una gara in trasferta, con una classifica in linea coi programmi e da parte di due società che mi conoscevano benissimo, mi ha urtato: pensavo di lavorare con degli amici. Peccato, perché io do la professionalità che mi viene richiesta, ma la vorrei anche in cambio pur in un mondo in cui non si capisce più bene cosa si intenda per “ambizioni” e quali motivazioni spingano chi lo fa».

E’ proprio in virtù di quest’ultimo concetto che la scelta di “Dilo” è stata quella di ripartire da una motivazione precisa: fare crescere i giovani. «Sì, ma c’è modo e modo di intendere questa finalità, ed è per questo che ho accettato la proposta dell’Aics che in 25 anni ha dimostrato di pensare realmente a loro e non a se stessa attraverso di loro – precisa il tecnico – Troppo spesso i giovani sono solo uno strumento e non il fine, ma la società del presidente Gabriele Ghetti è un’eccezione perché non solo ha una storia, ma ha una visione del futuro, un orizzonte, una struttura e un’organizzazione per cercare di dargli corpo».

Quale sia questo orizzonte, Di Lorenzo lo specifica con chiarezza. «Se non è facile lavorare coi professionisti, non è altrettanto semplice farlo con i ragazzi, ma la volontà di costruire un percorso incentrato sulle singole “persone”, ancor prima che atleti, è la chiave. Solo il 2% di chi inizia a fare basket diventerà un giocatore e allora dobbiamo pensare a quel 98% di adolescenti cui trasferire la nostra passione, le nostre conoscenze e verso i quali mostrarci prima di tutto come degli educatori. Ecco, quello che voglio dallo staff di istruttori che coordinerò è proprio questo: essere sempre positivi, trasmettere entusiasmo, dimostrarsi vicini alle esigenze dei ragazzi, entrare in sintonia con i loro mondi, che cambiano tantissimo a seconda delle età».

C’è, però, anche un programma tecnico a guidare l’ex coach di Forlì e Cesena. «Sì, abbiamo svolto molte riunioni per definire una metodologia di lavoro e ho già tenuto una mezza dozzina di clinic per gli allenatori del vivaio – spiega – Avremo 20 squadre dall’Under 13 all’Under 19, io guiderò l’Under 17 Gold e mi occuperò anche della formazione dei tecnici al fine di dare un preciso metodo e di formare una “scuola Aics”: dovremo diventare un marchio di qualità riconoscibile e che connoti sia chi ci lavora, sia i ragazzi che escono dal nostro settore giovanile».

Per questo «ci doteremo di preparatori atletici, salirà il numero di allenamenti settimanali, creeremo supergruppi: chiederemo un sacrificio alle famiglie, ma in cambio garantiremo loro disciplina per i propri figli».

Parole pronunciate con l’entusiasmo nella voce: «La volontà di aiutare i giovani l’ho sempre avuta, però per essere all’altezza del compito è necessario spogliarsi del proprio vissuto e avere l’umiltà di mettersi al servizio. Come San Francesco ad Assisi» sorride.

Commenti

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui