Basket, dallo zero alla A2 in 4 anni: è vincente il progetto Rbr

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Il giorno “zero” della Rinascita. Un cerchio che si chiude, un viaggio di quattro anni (il battesimo di Rbr avvenne il 3 luglio del 2018 al Borgo San Giuliano) con un obiettivo dichiarato sin dal principio. Riportare in alto la Rimini dei canestri. Che, poi, in avvento fu breve diatriba coi Crabs, poi inglobati nel 2020 assieme al codice 122, per riunire in un Basket Rimini unico le voglie di pallacanestro a stelle e strisce, cambia francamente poco. Perché il progetto di Paolo Carasso, Moreno Maresi, Davide Turci e Paolo Maggioli (i padri fondatori) aveva tutto per arrivare sin qui e, siamo pronti a scommetterci, ha molto per andare anche oltre. Non ci sorprenderemmo per niente se, ai nastri della prossima A2, RivieraBanca partirà con ambizioni di un certo tipo, conoscendo la voglia di vincere dei personaggi che la governano, senza contare che, così com’è e con due Usa azzeccati, questa squadra al piano di sopra può fare benissimo. L’escalation di Rbr parte da una C Gold dominata coi fratelli Bedetti, Saponi, Rivali e Broglia, governati da Massimo Bernardi uomo di raccordo tra Santarcangelo e Rimini, ma che a un certo punto e precisamente a inizio ultimo periodo di garauno di semifinale contro Fiorenzuola (era il maggio 2019), sembrava a serio rischio “scoppio”. Sotto di 15, se non fosse stato per Eugenio Rivali trasfiguratosi in via Flaminia 28 con bombe e penetrazioni quando conta (un vecchio vizio del Genio), forse oggi racconteremmo altro. La Rinascita vinse quel campionato dominando Bologna in finale e si presentò, l’anno seguente, per giocare una B con vista play-off: squadra confermata quasi per intero, con l’arrivo Tommy Rinaldi al posto di Saponi e quello di Simoncelli, in corso d’opera, a sostituire Picio Bianchi. Stagione sulle montagne russe, con adattamento alla cadetteria e una post-season ormai conquistata quando, come un’ombra nera sul mondo intero, apparve la maledizione Covid-19. Con il quale Rbr non ha avuto un buon rapporto: quel campionato fu sospeso, il sogno di quello dopo (con Nicholas Crow nel motore) disintegrato in semifinale promozione, dove Rimini era piombata battendo 3-0 una Cremona oggi vicina alla A2 (e lì gioca Fumagalli, l’anno scorso assieme ai biancorossi). Un focolaio costrinse la Rinascita a ritirarsi qualche giorno prima della serie con Piacenza (poi promossa) evento nefasto che sancì una sorta di rivoluzione, alla voce ‘meno riminesi, più gente con gli attributi’, su espresso consiglio di Mattia Ferrari, individuato dalla dirigenza per dare quel qualcosa in più. Scelta vincente: sia l’affidarsi a un allenatore forestiero, sia mettere le chiavi dell’auto in mano di Tassinari, Masciadri e Arrigoni, che insieme a Saccaggi rappresentano la discontinuità necessaria per il salto di qualità. Con buona pace di Luca Bedetti e Giorgio Broglia, e con il duo Francesco Bedetti - Eugenio Rivali a rappresentare, di fatto, l’unica linea di continuità con gli albori della saga. Per migliorare, quasi sempre bisogna cambiare, rischiare, dividere. Quel che resta è una cavalcata praticamente trionfale, costellata dalla riconquista della piazza, oggi tutta sul carro della festa e innamorata pazza della Rinascita. Se sarà solo una tappa per qualcosa che qui manca dal 2001 (A1), lo scopriremo presto.

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