Basket B, Trapani: "Andrea Costa, basta facce tristi"

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Non sono propriamente giorni semplici in casa Andrea Costa. Prima la sconfitta, con rimpianti, per mano di Senigallia. Poi il turno di squalifica inflitto a coach Grandi (commutato in multa) e l’ammenda di 250 euro «per offese collettive del pubblico agli arbitri per tutta la durata della gara», ultimi regali della dimenticabilissima coppia veneta Bortolotto-Frigo (al Ruggi domenica non si toccavano i 300 spettatori…). Mercoledì, nel recupero ad Ancona, un pesantissimo -39 e la conferma della mancanza di condizione fisica e psicologica di quasi tutto il gruppo squadra (adesso va di moda chiamarlo così). Certo dopodomani Grandi recupererà, salvo colpi di scena, almeno Tommaso Carnovali (tenuto a riposo precauzionale per un fastidio agli adduttori), ma a Cesena i biancorossi partiranno con tutti gli sfavori del pronostico.

Ex fuori gioco?

L’Andrea Costa, in realtà, avrebbe tanto bisogno del recupero del suo Mvp fino all’infortunio di Ozzano, quell’Emanuele Trapani vicino al rientro ma non ancora a posto: «Sto meglio e ho ripreso a correre questa settimana dopo l’operazione - esordisce il play abruzzese - ma difficilmente a Cesena giocherò. Il mio tipo di pallacanestro è molto fisico e ho bisogno di sentirmi bene per rendere».

Sia contro Senigallia al Ruggi, dove sembrava un leone in gabbia seduto vicino alla panchina a guardare i compagni, che mercoledì ad Ancona, Trapani ha sofferto le pene dell’inferno: «L’aspetto che mi preoccupa di più non è tanto quello tecnico-tattico, perché ritrovata la condizione torneremo a fare il nostro gioco di prima. Mi preoccupa invece l’atteggiamento: ho visto facce tristi e troppe arrabbiature fra compagni. Questo non mi rasserena. Dobbiamo cambiare il volto. Abbiamo paura di sbagliare e in questo momento serve darsi un pacca più nel sedere che una in meno. Ad Ancona, insomma, sapevamo di avere poche possibilità di vittoria, ma non pensavamo neppure di andare sotto così pesantemente da subito».

L’ex Tigers avrebbe pagato oro domenica scorsa per scendere in campo e aiutare i compagni: «Io sono un’agonista e stare a guardare rappresenta una vera sofferenza. Ad un certo punto contro Senigallia avrei preferito andarmene, per quanto stavo male, oppure giocare, ma non era proprio possibile. Con Cristiano Fazzi (mental coach biancorosso, ndr) sto lavorando in vista del mio rientro anche a livello psicologico, perché dovrò adattare il mio gioco alle attuali condizioni fisiche. Non sarà facile, ma io amo le sfide».

Imola sembra aver fatto grossi passi indietro specie nella pazienza offensiva, troppe le forzature e le palle perse: «Siamo stati fermi un mese dopo Ozzano, non è facile e il Covid ha lasciato le proprie tracce. Logico ci sia un po’ di paura e dopo ognuno prova a risolverla individualmente, con i giovani che magari lasciano ancora più spazio ai compagni esperti. A me spiace solo non essere lì in campo a dare il mio contributo».

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