Basket B, Serra: "Ravenna-Forlì è un derby bello carico"

Basket

A scuola, dove insegna matematica, questo è tempo di scrutini e lo stesso a grosso modo può dirsi avvenga nel basket, perché domenica al Pala De Andrè sarà il derby tra OraSì e Unieuro a consegnare le pagelle di fine girone d'andata alle due squadre.

Non sarà lui, Alberto Serra, a dar loro i voti e sicuramente esserne esentato gli è gradito poiché c'è tanto che lo lega sia a Forlì, la squadra della sua città di cui per cinque anni è stato vice allenatore riconquistando la serie A2 nel 2016, sia a Ravenna dove ha giocato due splendide stagioni, dal 2002 al 2004, vincendo il campionato di serie C1 nel suo secondo anno. Domenica, poi, tra i convocati della Pallacanestro 2.015 potrebbe esserci anche suo figlio Pietro: motivo in più per rendere speciale la super sfida romagnola.

Doveva essere il “derby di Capodanno”, ma in piena impennata dei contagi Covid, Lnp ha deciso di farlo slittare prendendosi, almeno in A2, due settimane di sosta: scelta giusta in questa fase?

«La definirei un buon compromesso tra la necessità di tutelare la salute di tutti, a partire da quella dei protagonisti in campo, e l'esigenza di non accrescere i problemi delle società aumentando il cumulo delle loro perdite. Si sarebbe potuto aspettare una settimana in più, forse, ma i casi di positività nelle squadre nel frattempo sono scesi e allora lo scopo è stato raggiunto. L'importante è stato non fermarsi del tutto, però ora servirebbe un altro e fondamentale passaggio».

Quale?

«Uniformare le regole sui match che si possono giocare o che vanno rinviati. Non può esserci più una discrezionalità così ampia, serve un dialogo con le Ausl per avere protocolli chiari, definitivi, applicabili e applicati per tutti. Dopo un anno e mezzo, la quadra va trovata».

Ora si torna in campo dopo quasi un mese: quanto influirà sul derby questo stop prolungato?

«Già in condizioni normali ripartire dopo le soste è complicato, soprattutto mentalmente e queste settimane tutti si sono allenati ancor più a singhiozzo, ma il fatto che sarà un derby facilita la preparazione mentale della gara che è ancora più importante rispetto a quella fisica o tattica. Mi aspetto una partita carica emotivamente».

Anche con solo il 35% del Pala De Andrè occupabile?

«Sì, perché la vera differenza la fa giocare senza pubblico come la scorsa stagione. L'importante è non richiudere i palasport perché due ore di svago fanno bene a tutti in questo momento, alle persone e non solo alle casse societarie. Io, ad esempio, ci sarò con grande piacere».

Un Serra spettatore attento, ma che Ravenna si aspetta di vedere in campo?

«La stessa squadra che ho ammirato sino a questo momento. La mia prima amichevole estiva con i Raggisolaris Faenza fu proprio con i giallorossi e pur essendo ancora senza Usa mi colpirono perché si vedeva già chimica oltre che potenziale. Tilghman e Sullivan, poi, sono perfetti sia tatticamente, sia perché sono atletici e hanno fame. Ravenna difende duro, si passa bene la palla, merita la sua classifica».

È d’accordo che la chimica, invece, sia stata uno dei tanti limiti di Forlì sinora?

«Di problemi l'Unieuro ne ha avuti molti, a partire da quelli fisici che hanno condizionato il raggiungimento di una quadratura che, però, vedo molto vicina. Specialmente con Erik Rush. Il suo predecessore Carroll ha faticato a inserirsi, lui non avrà problemi né tecnicamente né per carattere. E' perfetto per Forlì e aiuterà Dell'Agnello a fare esprimere la squadra in linea con le sue potenzialità che sono grandi».

Se, come sembra, sarà un derby senza Hayes cambierà tutto?

«Cambierebbe molto, ovvio, ma conosco i giocatori e so che la carica agonistica per dare qualcosa di più per sopperire all'eventuale assenza, non gli manca affatto».

Quindi pensa che l'OraSì possa confermarsi su questi livelli e l'Unieuro recuperare terreno nel girone di ritorno?

«Assolutamente. Ravenna non è un fuoco di paglia, Forlì può assomigliare a quella del 2019-2020 che partì con difficoltà, ma crebbe tantissimo, almeno fino a quando il campionato non si fermò. Sono sicuro che entrambe saranno protagoniste fino alla fine».

Al Pala De Andrè non ha mai vinto con Forlì, ma nel 2018 unì tutto il pubblico in un applauso da brividi quando ricordò al microfono il piccolo Diego Marisi da poco scomparso. Cosa ricorda di quella giornata?

«Ho ancora i brividi. Furono Francesco e Antonella (i genitori, ndr) a chiedermi di leggere quel messaggio in una partita speciale. Con Adolfo, il coach, e Francesco, vivemmo due anni meravigliosi all'Acmar e i legami creati allora, con loro nei tanti viaggi in auto assieme, e con tutto l'ambiente, restano saldissimi. Quel ricordo fu anche conseguenza di quelle stagioni».

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