Guardi il rendimento dell’Unieuro in questa prima fase di campionato, leggi cinque vittorie filate in apertura seguite da tre sconfitte consecutive e poi osservi come Forlì si è presentata e si è espressa nella prima e nella seconda “mini fase”. Cosa se ne può dedurre? Probabilmente che, allo stato attuale, la vera Pallacanestro 2.015 sta a metà strada tra le sue due versioni, che non era ancora, tutto oro ciò che inizialmente brillava e che non è tutto da cancellare quel che si è visto anche in una partita stortissima come quella di domenica con Cividale.
Forlì è, semplicemente, una squadra in fieri, è una creatura che ancora non ha raggiunto il pieno sviluppo. Né poteva, e si poteva pretendere, che il frutto sul ramo fosse maturato così velocemente. Per questo coach Antimo Martino vuole guardare dietro il buio di domenica e vi trova ancora luci da tenere bene accese. «In una gara che in corsa avremmo dovuto leggere e interpretare meglio e che nel finale si è decisa sugli episodi, attitudine, voglia, impegno non sono mai venuti meno per tutti i quaranta minuti – afferma – Ho visto tutto questo sempre e tanto più nell’atteggiamento e nel sacrificio difensivo: se in una sera nella quale davvero non facevamo mai canestro, non ci fosse stata questa determinazione, non saremmo stati in grado di giocarci la vittoria sino all’ultimo. Cividale i canestri finali se li è tutti guadagnati, a noi invece è venuto il cosiddetto “braccino”».
Conseguenza anche di una condizione approssimativa? Martino non vuole aggrapparsi troppo a quello che, comunque, è un dato di fatto: «Lo è, ma io devo ringraziare i ragazzi per gli sforzi che hanno sostenuto per rientrare e anche il resto del gruppo per come ha lavorato in settimane difficili – ammette – La condizione deve crescere e stiamo lavorando per recuperarla in tutti, ma non sono le gambe a condizionare il nostro andamento attuale, quanto piuttosto l’aver dovuto cambiare assetti e abitudini. Ora che tornano quelli e quelle iniziali, tanto si sistemerà».
A partire da quello che è, al momento, il dato più macroscopico, l’abuso del tiro da fuori? «Sicuramente il nostro lavoro, ora, è molto incentrato proprio sull’aumentare la nostra pericolosità interna, pur tenendo sempre presenti quali sono le caratteristiche individuali dei nostri giocatori – spiega Martino -. E’ chiaro che non abbiamo lunghi “di post”, ma una dimensione interna del gioco la si può costruire comunque facendo muovere di più palla e difesa avversaria, giocando dinamici dentro-fuori: così creeremo opportunità anche in area, come in tante altre gare a inizio stagione abbiamo fatto, d’altronde. E’ vero, però, che ci dobbiamo lavorare e lo stiamo facendo».
Cerca e vuol infondere serenità, dunque, il tecnico molisano, anche perché «i problemi veri arriverebbero se adesso ci facessimo prendere dall’ansia, dalla foga, dalla pressione di tornare immediatamente quelli d’inizio campionato. «Sì, ma quelle non devono condizionarci – precisa Martino – Il nostro è un gruppo nuovo che sta insieme da tre mesi e la sfida, anche per me, è stata quella di costruirlo pensando all’oggi e pure al domani, a un percorso di crescita nel tempo. L’Unieuro in molti aspetti è cresciuta velocemente, in altri sa di doverlo ancora fare, ma non è una squadra nata per fare per forza dei filotti o per ottenere tutto e subito né è quella delle ultime gare. Forlì è un gruppo in divenire che pian piano svilupperà se stesso, semplicemente lavorando».