Basket A2, Unieuro: Carroll resta un rebus

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Una doccia fredda, anzi freddissima, che deve scuotere immediatamente l’Unieuro affinché dal campanello di allerta risuonato a Verona ne scaturisca una reazione non a catena, ma di netta inversione di tendenza. Risultati di questo inizio di stagione alla mano, non si può certo dire che lo schiaffo subito dall’Unieuro domenica sia stato totalmente inatteso, ma le modalità con cui il ko è maturato non erano certo preventivabili: rarissimamente Forlì ha approcciato le partite con un atteggiamento passivo come accaduto all’Agsm Forum.

Da questa mancanza di energia, tutto è disceso a cascata, compresa la prima sensazione di difficoltà vera che anche Dell’Agnello ha dato nel trovare il bandolo della matassa nonostante i continui cambi di uomini e di assetti tattici. Segno che qualcosa non sta funzionando nel processo di crescita di un gruppo molto rinnovato (ma Forlì non è certo la sola ad avere cambiato tanto) e potrebbe non funzionare nel meccanismo costruito in estate. Per questo è un bene che questi segnali arrivino adesso e si possa capire come operare senza fasciarsi la testa con troppo anticipo facendo di tutta l’erba un fascio. L’importante è darsi delle priorità d’intervento chiare.

Quali? Non è semplice capirlo, ma un confronto interno allo spogliatoio in questi giorni è la premessa d’obbligo perché l’atteggiamento, l’intensità, l’energia, sono sempre precondizioni di ogni prestazione positiva o negativa e sono anche l’arma che può sopperire alle carenze di atletismo che contraddistinguono anche l’Unieuro, pur più profonda e alta, di questa stagione.

La difesa, che nel primo tempo di Verona è stata la grande imputata, è anche questione mentale, ma non bisogna sottovalutare i segnali dati dalle ultime due gare anche in attacco. Con la Stella Azzurra 28 punti su 72 sono giunti dalla lunetta, con la Tezenis addirittura 23 punti su 60 (il 38%): troppi, indicatore che ci sono difficoltà davanti e che al momento è più su queste che andrebbe posata la lente in settimana.

Per trovare la chiave di una manovra più fluida, con situazioni che riescano a mettere specialmente gli esterni nelle condizioni di sfruttare meglio le loro qualità. Non è un caso se l’Unieuro, oggi ha due soli elementi in doppia cifra di media: Hayes con 17.5 punti a partita e Carroll con appena 10.3 punti a gara.

Il discorso, comunque, vale per Mattia Palumbo, apparso davvero troppo soft domenica, vale per Hayes che è giocatore di qualità che sta dentro un sistema, ma che probabilmente dovrebbe indicare la via in attacco sin dall’inizio anche a costo di un filo di egoismo in più e vale soprattutto per Carroll. L’ex Biella è il vero rebus. È un tiratore, o almeno sinora non ha mostrato molto altro, ma il 32% da due e da tre che annovera, di cosa è figlio? Di un contesto in cui lui, tatticamente, c’entra poco o del fatto che ancora Forlì non ha trovato il modo di sfruttarlo realmente? A questo dubbio va trovata una risposta presto, altrimenti Carroll diventerà il “nuovo Wittman”, che in parte già ricorda. E Forlì non può permetterselo.

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