Basket A2, RivieraBanca e Ferrari: progetto fino al 2025

In linea su tutto, la Rinascita e Mattia Ferrari proseguiranno insieme anche la prossima stagione: in realtà il coach è legato da un triennale, quindi non è una gran notizia, ma Carasso, Turci e l’allenatore hanno posto le basi per un futuro condiviso, dopo una stagione definita dallo stesso coach come esaltante. «Mi resta la sensazione molto forte che sto partecipando alla costruzione di qualcosa di molto importante e coinvolgente, aldilà del risultato - attacca il coach biancorosso - Sto lavorando sul processo di crescita di tutto l’ambiente, è qualcosa di più profondo del semplice vincere o perdere una partita, c’è da rianimare il basket in una città bella come Rimini per andare in una nuova direzione di pallacanestro».

Un anno nel quale c’è stato un “up-set” generalizzato: «È obbligatorio che ci siano delle crescite, come è stato fatto dalla squadra o dal numero di tifosi, la quantità di investimenti, se hai bisogno che funzioni il club, tutti devono progredire. I risultati sono anche frutto del miglioramento della società, che si sta direzionando verso una nuova dimensione».

Adesso ci si proietta sulla prossima A2: Carasso ha dichiarato che si punterà più in alto. Ma quanto? Così Ferrari: «Per quel che mi riguarda, so solo che il prossimo anno ci saranno 6 retrocessioni su 24 squadre, per cui l’obiettivo realistico sarà quello di essere nella A2 unica la stagione seguente, arrivandoci facendo la stagione più vincente possibile. Dopo i risultati ottenuti negli ultimi anni, bisogna giocare per i play-off, stare nella parte sinistra della classifica, visto che centrare la post-season significherà automaticamente la salvezza e posizionarsi nell’élite del campionato. L’idea deve essere questa».

Dopo aver confermato il nucleo vincente della B per la prima A2, come si procederà sul mercato? Vedremo tante facce nuove? Il tecnico illustra la sua filosofia: «Secondo me il discorso di partenza deve essere molto più articolato - analizza Ferrari - ci sono giocatori che sono qui da due o più stagioni, alcuni arrivati l’anno scorso, altri in corsa. Prima bisogna vedere chi ha sposato da subito bene l’idea di gioco e della società, poi verificare le situazioni contrattuali che io non conosco, infine fare un discorso molto chiaro sulle disponibilità economiche».

Tutti ragionamenti che sono già partiti, anche se la prima cosa che si stanno chiedendo tutti è: ma Johnson e Ogbeide resteranno? Il tecnico è molto chiaro: «Fosse per me li terrei entrambi, perché sono ottimi giocatori e bravissime persone, in più hanno sposato in pieno il progetto, sono diventati idoli dei ragazzini, hanno sempre avuto l’approccio giusto. So però che confermare giocatori americani giovani e in ascesa non è semplice, serve un lavoro dietro importante e conta la volontà dei giocatori stessi. Il mercato degli italiani è uno stagno, tutti o quasi giocano in Italia, con gli Usa è diverso, loro tornano a casa e poi aspettano che il procuratore porti quante più proposte ci sono. Secondo me loro faranno in primis valutazioni sul livello tecnico, anche degli altri campionati europei, e poi decideranno».


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