Basket A2, L’Unieuro ora si aggrappa al ritorno di Kenny Hayes

Basket

Può bastare l’atteso ritorno di Kenny Hayes a risollevare le sorti dell’Unieuro? È la domanda che non ci si può non porre dopo il crollo verticale di Chiusi, ma la cui risposta non può essere attesa, poiché non bastano una o una serie di gare per averla e la stagione dei biancorossi non può scivolare nell’attesa della prossima già adesso. Un orizzonte che, va detto, non solo stride al cospetto delle ambizioni estive, ma non fa onore neppure ai giocatori forlivesi, il cui valore non può essere quello dimostrato in casa con Latina e domenica in Toscana.

Soluzione a tutti i problemi?

Se la domanda è quella in premessa, la risposta che non può essere attesa troppo a lungo porta a una evidentissima conclusione: il rientro di Kenny Hayes dovrà servire subito a tappare la falla, prendersi i due punti a Guidonia, nel match che si disputerà domenica alle ore 17 in casa di una Eurobasket asfittica (peggiore attacco con 66.6 punti di media) e reduce da cinque ko consecutivi, a cercare di battere poi Nardò al Pala Galassi, ma rischia di non essere affatto risolutivo.

E se l’Unieuro dipendesse tutta da un sol uomo, sarebbe in prospettiva magra consolazione perché nessuno vince da solo, nessuno è possessore di bacchette magiche. Ci sarà un punto di riferimento offensivo certo, cosa di cui Forlì ha pesantemente sentito la mancanza per incapacità di altri (in primis il collega statunitense Jeffrey Carroll) di diventarlo loro. Ci sarà più libertà per i compagni, ma questi devono dare un contributo solido, continuo e il dubbio è che possano salire sino a un livello che, quest’anno, solo sporadicamente hanno dimostrato. Quel livello che, sulla carta, avevano, e che ora sta solo a loro ripresentare agli occhi del campionato.

Morale: i problemi rischiano di restare, acuiti dall’assenza di Benvenuti, quella sì che perdurerà.

Si cambia o non si cambia?

Allora se entro domenica non è previsto si muova nulla in casa Unieuro, dopo che accadrà? Le scelte saranno solo legate al risultato del match o prenderanno in considerazione un arco temporale e una prospettiva tecnica e ambientale più ampia? Fare mercato dopo avere speso più dell’estate 2020 nell’allestire la rosa sarebbe un gesto di grande amore della dirigenza, ma grande davvero. E l’amore non lo si pretende, non lo si chiede neppure: lo si riceve e basta. A volte, però, un gesto di “grande amore” diventa una polizza sul futuro.

Non cambierà forse il volto del presente, ma potrà difendere il domani. La Forlì della pallacanestro con le foto dei palloni sgonfi quanto la passione, è storia recente, di meno di dieci anni fa. Allora c’era pure Dell’Agnello. Quella palla non fu mai gonfiata e fu passata a Max Boccio.

Ora Forlì è ancora una piazza di passione, nella dirigenza e nel tifo che schiuma rabbia, ma almeno schiuma. La verità è che «ormai le piazze fanno rivoluzioni solo quando sono vuote» come cantano gli Zen Circus. Una controrivoluzione, dopo quella della rinascita nel 2015, che a Forlì nessuno può permettersi.

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