Basket A2, l'universo di Cinciarini tra Unieuro, Orasì e derby

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Se è vero che tra le persone l’amore è eterno finché dura, c’è una forma speciale di amore che, se ancora non si può dire raggiunga l’eternità, quanto meno la sfiora. E rende pressoché eterni chi, questo amore, lo nutrono. E’ il caso di Daniele Cinciarini e della sua passione, del suo afflato, del suo trasporto verso un gioco chiamato basket. Amore ricambiato, perché alla soglia dei 40 anni che compirà il 14 giugno, è inimmaginabile pensare al futuro senza avere nella mente l’immagine della guardia pesarese in un campo da pallacanestro. “Cincia” a questo sport ha dato tutto se stesso e dal basket ha ricevuto tanto. E lo sta avendo ancora adesso, perché è dal 2018, e quindi al raggiungimento dei 35 anni, che stanno arrivando alcuni dei successi più belli: Supercoppa e promozione con la Fortitudo, la semifinale della scorsa stagione in una piazza come Ravenna, un avvio sprint di campionato a quasi 14 punti di media col 53% da tre in quella Forlì dove è tornato dopo 20 anni per chiudere un cerchio, non certo la carriera. Domenica Cinciarini sfiderà il suo passato più recente in un derby sentito da società e tifosi e, sicuramente, anche da lui stesso. Perché, lo dice lui stesso, «io i derby li voglio vincere sempre e tutti e, per noi, battere l’OraSì significherebbe riceverne una grande spinta e trarre ulteriore consapevolezza delle nostre qualità». Quelle che si stanno già evidenziando in un albeggiare di stagione che per la rinnovatissima Unieuro non era affatto scontato vedesse sorgere un sole pieno. «Partendo da zero non lo era affatto – conferma – però dimostra l’importanza di avere una rosa profonda, coperta in ogni ruolo, con esperienza, gioventù e talento ben miscelati tra loro. Essere partiti con quattro vittorie ci dà grande fiducia in un campionato che di insidie ne presenterà tante, specialmente nel nostro girone ben più equilibrato di quello color verde». Queste trappole Forlì le ha viste e scansate a Chieti, ma anche il derby potrebbe rappresentarne una. «Non esistono partite che puoi battezzare e noi non possiamo adagiarci, prendere avversari sotto gamba o pensare di non affrontare formazioni che lottano per la salvezza come Ravenna, con l’atteggiamento che si deve avere in un big match. Lo spirito battagliero non deve mai mancare e in casa serve per coinvolgere sempre più il pubblico e far sì che ci aiuti a rendere il Pala Galassi un fortino». Ravenna, d’altronde, arriva alla sfida rinfrancata dal primo successo stagionale conquistato domenica. «Mi aspetto i giallorossi belli battaglieri come lo è il loro allenatore che sa trasmettere questo carattere ai suoi giocatori – conferma Cinciarini - Sarà una di quelle partite che non puoi pensare di vincere di tecnica, bensì di di agonismo, voglia, sacrificio, grinta e un po’ di “botte”. Sarà un derby difficile, ma in casa giochiamo noi e siamo consci delle nostre capacità». “Cincia” si ferma, pensa e poi aggiunge: «E’ dal vincere gare come questa che dobbiamo partire se vogliamo diventare davvero una grande squadra». In poche frasi, tutta la mentalità di Daniele Cinciarini, quella che è stata componente essenziale di un felice biennio ravennate. Per lui e la società. «Sì, col budget a disposizione abbiamo ottenuto il massimo dalle nostre risorse disputando due campionati in crescendo – afferma - Il primo è terminato su un canestro di Sanders di Tortona che vedo ancora ballare sul ferro, nel secondo sarebbe servita una rosa più lunga per andare oltre la semifinale con Cantù, ma sono stati due anni bellissimi». Ricordi speciali? Ce ne sono eccome. «Impossibile non pensare a Scafati, ai miei 40 punti, alla tripla della vittoria in una serata (era il febbraio 2021 ndr) in cui mi sarebbe entrato di tutto – sorride - Per giunta eravamo terzultimi in quel momento, la fase che attraversavamo era molto delicata anche a causa del Covid, ma decollammo per un super girone di ritorno nel quale vincemmo pure a Napoli, poi promossa. Anche quello è un ricordo stupendo, ma ce ne sarebbero a decine». Quell’amore tra lui e Ravenna, però, è finito e il passaggio a Forlì ha fatto scalpore. Motivo della scelta? «In verità è semplicissimo, lo conoscono i ravennati, lo scopriranno presto e sempre di più anche i forlivesi: io sono un giocatore agonista e competitivo, sono un ambizioso e ho ancora voglia di competere per gli obiettivi più alti possibili. Forlì mi ha presentato un progetto che mi permetteva di essere ed esprimere tutto questo e l’ho sposato subito e convinto». Dopo un mese, il “Cincia” è ancora più convinto. «Sì, mi trovo molto bene in questa squadra che non dà punti di riferimento precisi in campo grazie a dieci uomini funzionali, senza distinzioni tra quintetto e panchina, come deve avere chi vuole puntare in alto. Su di noi è difficile preparare le partite e coach Antimo Martino sa che quando arriveranno quelle che contano e in tutti i momenti delicati, può contare su di me. Io so bene cosa serve per vincere e so ancora dimostrarlo in campo e trasmetterlo ai miei compagni».

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