Basket A2, l'Unieuro ha trovato il vero Kenny Hayes

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Missione compiuta. L’Unieuro dopo i due ko con Stella Azzurra e Verona doveva non cedere a un troppo precoce allarme, rialzare la testa orgogliosamente e conquistare quattro punti nella doppia sfida a Cento e San Severo. Era imprescindibile e l’obiettivo è stato raggiunto e la classifica del magmatico girone Rosso strizza persino l’occhio ai forlivesi, terzi da soli a -2 da Ravenna e -4 da Scafati che arriverà domenica al Pala Galassi per un match che avrà tante verità da dire.

L’Unieuro vista in Puglia è stata tutto fuorché una squadra perfetta e scintillante, ma il martellare “messiniano” di Dell’Agnello sulla solidità difensiva («dobbiamo diventare una squadra contro la quale sia difficile fare canestro») inizia a dare frutti che verranno messi alla prova nella sfida con la capolista che ha il miglior attacco del girone. Gli obiettivi che Forlì si era prefissa nel piano partita, sono stati raggiunti, con San Severo limitata nella sua pericolosità perimetrale e nell’apporto che, Sabin e Tortu a parte, gli altri giocatori non hanno dato. Ora è il momento di consolidare questo approccio della retroguardia, determinante nell’ultimo periodo a San Severo, ma anche di iniziare a mettere qualche “puntino sulle i” in avanti.

Si può fare con la chiarezza di due dati incontrovertibili. Il primo è il talento, che non poteva essere messo in discussione sulla base di tre gare sotto tono, di Kenny Hayes. Giocatore sopraffino tecnicamente e pure mentalmente, gli era stato chiesto di essere più protagonista e l’ha fatto con numeri di altissima scuola, ma non sarà necessario che sia sempre clamoroso come domenica. Servirà “questo Hayes” nei momenti clou, ma senza dover pretendere da lui di fare il boia e l’impiccato.

Questo rimanda al secondo dato inconfutabile: l’uomo di Toledo è il solo giocatore in doppia cifra di media dell’Unieuro. Ce ne sono cinque tra i 7.5 e i 9.8 a partita, è vero, ma bisogna trovare il modo di creare situazioni per rendere più continuo ed efficace anche il rendimento offensivo di altri elementi della rosa.

Il gioco interno non produce quanto si pensava e poi c’è il solito nodo legato a Jeffrey Carroll. A San Severo era reduce da un solo allenamento con i compagni, ma per non ridurlo a un mero “complemento d’arredo” in attacco, bisogna che la squadra lo stimoli e lo metta in condizione di provare a dare di più. Come? Carroll è un tiratore, non ha gioco uno contro uno (che a Forlì servirebbe eccome) se non in contropiede, ma se su di lui c’è ancora fiducia, è il momento di fargliela riprendere. Scafati e Ferrara saranno gli spartiacque anche della sua stagione.

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