Basket A2: l’Unieuro esce battuta ma non sconfitta e ci riproverà

Le immagini hanno già fatto il giro d’Italia. Giustamente. Un minuto alla fine di garatre di finale, l’Unieuro dopo essere scivolata a -32 gioca con una testa che più alta non si può, tutti gli ultimi 13 minuti e arriva a un tiro da tre di Valentini (uscito di nulla) per il potenziale -10 a 4’ dalla fine.

Al Pala Radi si sentono cantare quasi solo i tifosi di Forlì e allora coach Antimo Martino, a un minuto dalla sirena, chiama la squadra, la raduna in un huddle, la ringrazia, abbraccia i suoi assistenti e si rivolge ai 460 romagnoli sugli spalti invitando loro ad applaudire i suoi atleti e questi a contraccambiare verso i tifosi.

È boato e commozione generale, perché l’Unieuro che si inchina davanti a chi si è dimostrato più forte e più pronto al di là delle possibili recriminazioni sugli episodi dei primi due match, lo fa soprattutto davanti a Forlì e la città si inchina a lei, grata per avere rivissuto emozioni che da lustri sotto San Mercuriale non si vivevano.

Unieuro battuta ma non vinta

Per questo merita anche più dell’onore delle armi. La Pallacanestro 2.015 è andata oltre l’immaginabile e quanto le si poteva chiedere e solo lunedì ha subìto una sconfitta larga e inappellabile in tutto l’anno. Forse equiparabile esclusivamente a quella a Pistoia di gennaio. Guardacaso contro le due squadre salite poi in serie A, le uniche a imporsi soprattutto di fisicità sui biancorossi. Considerando, poi, che la Vanoli ha vinto tutto ciò che si poteva vincere (e l’abitudine a giocare e vincere le finali conta tantissimo) si può a buon diritto affermare che l’Unieuro abbia trovato il peggiore ostacolo possibile al suo grande sogno, ma il fatto stesso di avere potuto sognare è tanto, tantissimo dopo decenni caratterizzati da cessioni di diritti sportivi, retrocessioni e ripescaggi, una parentesi di dodici anni in B fatta soprattutto di delusioni sul più bello, crisi economiche, fallimenti e ripartenze da volti nuovi e, per fortuna, dimostratisi seri, affidabili, vogliosi di ricostruire una Forlì che pensasse in grande.

Il sogno è una conquista

Maturata passo dopo passo, ma già percepibile ad agosto quando, davanti a una squadra tutta nuova e a un allenatore ex Ravenna e Fortitudo, arrivarono in 1000 alla presentazione del Pala Galassi a dare credito e fiducia al nuovo corso. Un grande viatico per una stagione che ha mano a mano trasformato quella fiducia in vero entusiasmo e ne ha fatto benzina per decollare immediatamente.

Vittoria nel derby a Rimini già al secondo turno e cinque successi nelle prime cinque che stupiscono giù tutti. Primo posto solitario in classifica, poi arriveranno tre ko complici gli infortuni, ma un tap-in sulla sirena dà a Forlì la vittoria su Cento ed è la svolta. Sino a inizio 2023 l’Unieuro non si ferma più, ne mette sette in fila, sbanca Udine, “rulla” la Fortitudo, diventa un’autentica protagonista del torneo.

Due stop ancora con Pistoia e Torino in Coppa, lasciano temere che ci sia ancora gap da colmare con le altre big e forse c’era davvero, ma la bravura di coach Martino sta nell’alzare l’asticella turno dopo turno e così il successo a del 19 febbraio vale il primo posto solitario e la consapevolezza. Altre otto vittorie in fila, un ininfluente ko a Bologna e inizia la seconda fase con tutte le migliori riunite.

Inizia male, perché proprio Cremona passa in volata al Pala Galassi, ma quella doccia fredda scatena la migliore Unieuro di tutta la stagione che batte chiunque le passi sotto mano, centra la prima testa di serie assoluta dei play- off con un turno d’anticipo il 30 aprile e nonostante il dramma cittadino dell’alluvione, l’infortunio muscolare a Sanford e il cambio di campo con Chiusi al primo turno, fa 6-0 in post season spazzando via i toscani e gli ambiziosi, ma pretenziosi, bianconeri di Udine. Undici successi consecutivi, oltre 4.600 tifosi in garauno di finale e una voglia di serie A che arde in tutte le strade.

Quell’incendio non si è ancora spento. Tornerà a bruciare ad agosto. Per restare acceso sino in fondo ancora una volta. Per riprovarci.

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