Basket A2, l'Unieuro al completo non teme nessuno

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Con i “se” e i “ma”, la storia non la si scrive mai, specialmente quando i “se” equivalgono a un “se ci fosse stato”. Vero, però, che avere o non avere a disposizione giocatori importanti quando le assenze si prolungano per più di una partita, incide eccome sul rendimento di una squadra. Ne sono prova Chiusi e Unieuro che si sono sfidate mercoledì in un match obiettivamente impari vista da un lato l’indisponibilità per i toscani di ben tre giocatori di rotazione quali Donzelli, Possamai e Martini, e dall’altro il ritorno a una buona condizione fisica di tutti i romagnoli compreso quel Vincent Sanford che sta aumentando il suo minutaggio (da 13’ a 19’) e dimostrando che presto potrà rappresentare davvero un valore aggiunto per i biancorossi.

La terza vittoria consecutiva della squadra di Martino rappresenta un’ottima premessa per il futuro e, volgendo lo sguardo al passato, dice chiaramente che le tre sconfitte precedenti vadano sottolineate oggi con la matita rossa e non con quella blu come poteva apparire nell’immediatezza. Vuoi perché il campionato sta dicendo che Nardò e Ferrara in casa propria sono clienti tutt’altro che comodi e Cividale, battendo Rimini e Udine, è una realtà di questa A2 e non una meteora. Vuoi perché ora che l’Unieuro è di nuovo al completo torna ad emergere ciò che aveva contraddistinto il filotto iniziale di 5 successi: la forza di una panchina lunga come mai nel recente passato.

Nel parlare di sport ci si può arrovellare per decenni nel dire ancora oggi «ah, se c’era Nedved…» nella finale di Champions League Milan-Juventus o nel rispondere «senza Baresi e Costacurta, Milan-Barcellona 4-0», ma quelle erano partite secche. Ben diverso è valutare l’impatto delle assenze su un periodo prolungato. E allora se Chiusi può battere Mantova nonostante gli indisponibili, tre giorni dopo difficilmente reggerà alla distanza sul campo di Forlì. E di contro l’Unieuro, ritrovando i suoi elementi, ha ritrovato anche il suo assetto naturale e a beneficiarne non sono stati solo i risultati, ma in primis il gioco.

È questo l’aspetto più significativo del successo di mercoledì: per formare il puzzle, ogni tessera doveva essere inserita nel proprio spazio e non in quello di un’altra dove non si sarebbe incastrata. Ne è prova l’impatto di quella che doveva ed è tornata ad essere “la panchina”: Penna, Radonijc, Benvenuti e Cinciarini sono stati, soprattutto i primi tre ma non meno l’ultimo, fattori indispensabili nella vittoria su Chiusi. Per dirla con un celebre film, “la classe operaia va in Paradiso”. Penna, tornato ad essere l’uomo del cambio di ritmo e prospettiva, ha sfoggiato una partita maiuscola sui due lati del campo, Radonjic con un minutaggio che deve ottimizzare in intensità, ha dato tutto se stesso ed è risultato preziosissimo, Benvenuti, con una squadra al completo che ha capito dalle sconfitte ciò su cui era doveroso lavorare (un modo diverso per coinvolgere i propri lunghi) sta giocando ora sui livelli della sua prima stagione biancorossa.

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