Basket A2, Giachetti: "Unieuro, un gran finale di stagione"

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Se è vero che in casa Unieuro continua a piovere, almeno non lo fa più sul bagnato ed è così che la prospettiva di affrontare le prossime due gare (ma probabilmente anche tre) senza Mattia Palumbo, dispiace e limita, ma viene vissuta con un animo diverso. Quello rinvigorito nella fiducia dal filotto di cinque successi che i biancorossi hanno conquistato. Certo, al capitano Jacopo Giachetti bisognerà chiudere ancora gli straordinari, ma lui è pronto e con l'Eurobasket lo ha dimostrato eccome. «Mattia è importante per noi e mentre lo aspettiamo faremo sicuramente tutti qualcosa in più per sopperire alla sua assenza – afferma - ma è meglio che recuperi pienamente da un problema come la pubalgia perché quando inizierà la fase decisiva della stagione e avremo gare ogni tre giorni, dovremo essere mentalmente e fisicamente tutti pronti: lui compreso».

E che Giachetti lo sia, lo prova anche il sorriso che per tutto il match vinto domenica, ha avuto stampato sul volto. L'immagine che qualcosa è veramente cambiato nell'Unieuro. «Sì, per la squadra e per me - ammette - Nelle ultime settimane ho avuto problemi alla schiena, giocavo con infiltrazioni e sul dolore, ma ho stretto i denti e ora che sto meglio gioco più sereno. Tutti, però, abbiamo dovuto compattarci durante mesi davvero travagliati nel corso dei quali ci è successo davvero di tutto e il percorso che stiamo facendo adesso ce lo siamo guadagnato tutto con il lavoro».

A questo punto è più facile guardare anche al passato? «Non lo so, nella prima parte del campionato abbiamo avuto più bassi che alti, ma realmente ci sono stati momenti nei quali ad allenarci eravamo in tre. Potremmo accampare mille alibi, legittimi, ma dobbiamo metterci tutto alle spalle e guardare solo avanti, anche perché in quel periodo abbiamo lavorato comunque come una squadra e ne siamo venuti fuori da squadra pur ingoiando tanti bocconi amari sul campo e critiche da fuori».

Certo, sono state tante, ma un giocatore come Giachetti sa come si digeriscono. «I tifosi guardano classifica e prestazioni della domenica ed è normale che sia così e che non sappiano in quali condizioni abbiamo giocato a lungo. Io stesso quando ero ragazzino, andavo al palazzetto e pretendevo il massimo dai campioni che ammiravo senza pensare a cosa stessero vivendo gli altri giorni della settimana. Noi lo sapevamo. Ma sapevamo che eravamo anche noi e che non potevamo essere così brutti in realtà. Quindi abbiamo sempre mantenuto coscienza delle nostre qualità e finalmente siamo tornati ad esprimerle».

La svolta, per il capitano «è stata la vittoria su Ferrara, quando abbiamo capito che potevamo esprimere un basket di alto livello», ma ora è che la via maestra è stata imboccata, da lì Forlì non può tornare indietro. «No, perché è ciò che fai a fine percorso che conta e che viene ricordato – annuisce - Nessuno si ricorda più che siamo stati primi tutto un campionato, ma solo che Roma ci ha eliminato al primo turno dei play-off. Ora che i risultati hanno aumentato la nostra fiducia, ora che abbiamo dimostrato di saper giocare assieme e di essere incisivi quando, partendo dalla difesa, alziamo il ritmo e muoviamo la palla, dobbiamo pensare a fare un gran finale di stagione. Senza tabelle, una partita alla volta».

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