Basket A2, Forlì-Rimini vista da Piero Pasini: "Che partita, impossibile non esserci"

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Il nuovo anno dello sport romagnolo inizia davvero con il botto. Bisognerà attendere ancora sino a mercoledì e poi sarà il derby tra Unieuro Forlì e RivieraBanca Rimini, che al Pala Galassi in A2 manca dall’autunno del 2010, ad accendere i fuochi di un 2023 che entrambe vorrebbero pirotecnico. Tanto quanto lo è stato per Rimini il mese di giugno e per Forlì la fine dell’anno ormai alle nostre spalle. Un derby che cade in un infrasettimanale di un periodo vacanziero, ma questo non frena la corsa ad accaparrarsi un biglietto in prevendita da parte di entrambe le tifoserie. È un “evento” e bisognerà dire «io c’ero» come ammette anche una presenza sicura del derby come Piero Pasini, il “Topone di Forlimpopoli” che come all’andata (quando fu premiato dalla società riminese) avrà il suo posto in prima fila. «Non posso e non si può mancare, il derby è il derby - ammette l’ex allenatore di entrambe le squadre delle due città -. Mi aspetto tanto pubblico per una gara alla quale un appassionato di basket romagnolo non può proprio mancare e che sul campo si annuncia, poi, interessantissima anche dal punto di vista tattico. Io ci sarò sicuramente e mi aspetto una bella partita, intensa e combattuta». Tanto quanto lo sono state quelle memorabili degli anni ’80 e ’90, decadi nelle quali Pasini fu a lungo sulle panchine di Libertas e Marr vivendo, però, di persona un solo derby di campionato: quello del 6 novembre 1993 al Flaminio. La sua Telemarket Forlì vi arrivava con cinque vittorie nelle prime sei gare di campionato, ma perse 85-81. In campo c’era Larry Middleton, ora assistente di coach Mattia Ferrari. «In effetti nella mia carriera ne ho giocati davvero pochi di derby, appena due perché l’altro fu in Coppa Italia alla guida di Forlì e quello lo vinsi. La partita della stagione 1993-1994 non è certo un bel ricordo come l’epilogo di quel torneo che per me si chiuse anzitempo (l’8 marzo 1994, ndr) con uno degli esoneri più amari della mia carriera. Non ritengo di avere avuto grandi responsabilità sull’andamento di quell’annata». Quella in cui Telemarket e Monini, tra regular season e play-out promozione si sfidarono quattro volte: Forlì, guidata per tre da Piero Millina, vinse solo l’ultima, ormai ininfluente. Adesso, però, conta solo il presente. L’Unieuro arriva alla sfida da capolista, Rimini da nona che, allo stato attuale, significherebbe salvezza. Entrambe appaiono in ascesa. «Quella di Forlì è davvero netta e significativa - ammette il “Topone” -. La squadra sta vivendo un ottimo momento, le ultime quattro partite le ha giocate splendidamente e merita la posizione che occupa in classifica. Rbr ha trovato una nuova dimensione con l’arrivo di un giocatore come Landi, ma l’aspetto più importante è che ha giocatori in crescita come, soprattutto, Davide Meluzzi e questo porta a migliorare un gioco che prima non era certo splendido». Pasini pone l’accento sugli “alti e bassi”: Forlì li ha superati, Rimini non ancora. «Esatto, l’Unieuro ci è riuscita grazie alla sua difesa che è solidissima e che le dà la possibilità di giocare anche serena in avanti dove le qualità non le mancano. Rimini deve imparare ancora a leggere bene i diversi momenti delle partite nei quali, a volte, si perde e per raggiungere il suo obiettivo, che non può che restare la salvezza, deve trovare più consistenza e continuità: giocare bene una gara ogni tanto non basta, in una A2 così livellata con due vittorie hai una prospettiva serena, con due ko una ben diversa». Concetto, quest’ultimo, che vale anche in vetta alla classifica? «Certo - ammette Pasini -. Con questo livello difensivo e di organizzazione l’Unieuro è nelle condizioni di battere chiunque, ma attenzione, basta niente e anche lei può perdere da tutti». Dalle parole di coach Pasini una favorita nella super sfida di Romagna pare comunque esserci eccome. «Sì, l’Unieuro se la sosta non avrà intaccato, ma non credo, il suo flusso positivo. Rimini me la aspetto, però, più “cattiva”, anche perché se non si è così, a Forlì non si vince. Per riuscirci deve esserlo e deve anche cercare di alzare il ritmo e di dettarlo: non è facile, ma sa farlo e può provarci».

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