Basket A2, Forlì e Ravenna: "Il 25% dei tifosi? Non può bastare"

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Palasport riaperti al pubblico, ma solo al 25% della loro capienza e con obbligo di Green Pass. Certo, in “zona bianca” non ci sarebbe più il tetto massimo delle 500 presenze, ma è solo questa la differenza che il Decreto legge 105 del 23 luglio, ora nero su bianco in Gazzetta Ufficiale, annovera rispetto a quello che regolamentò gli accessi alla fase culminante degli scorsi play-off.

E allora non c'era il pass vaccinale e gli immunizzati cresceranno ancora entro le prime gare ufficiali di metà settembre E' per questo che le società di basket sbuffano tra incredulità e rabbia. «Con il Green Pass limitazioni così rigide diventano incomprensibili» ha tuonato, infatti, Umberto Gandini, presidente di Legabasket.

Lega nazionale pallacanestro aveva chiesto esplicitamente un'apertura al 50% degli impianti e la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, aveva sposato e rilanciato al Governo la proposta. Senza successo. Ora, però, aggiunge. «Vedremo se la situazione vaccinale ed epidemiologica lo consentirà».

È a questo filo di speranza che le società si aggrappano. A partire dall'Unieuro Forlì che con il suo presidente Giancarlo Nicosanti si dice pronta a fare azione di lobbing assieme a tutte le altre e al mondo del volley per ottenere maggiori aperture. «Abbiamo due mesi di tempo - afferma Nicosanti - sfruttiamoli in due modi: spingendo tutti a vaccinarsi affinché la situazione sanitaria migliori e spronando il Governo a cambiare orientamento e incrementare le possibilità di accedere alle partite, perché il 50% della capienza consentita, con il tagliando vaccinale, era ragionevole».

Avere palazzetti a un quarto della capienza significa invece non solo «un altro anno durissimo e di totale transizione», ma anche la prospettiva di coprire appena i costi che proprio le aperture al pubblico comporteranno. «Per fare entrare sino a 1.400 spettatori dovremo attrezzarci con percorsi dedicati, distanziamenti interni, steward a controllo dei Green Pass e sono costi in più - sospira il presidente -. Con il 25% credo non sarà neppure possibile fare la campagna abbonamenti come avrei voluto: diventa problematica (basti pensare che i pass valgono nove mesi dal vaccino, quindi hanno scadenze diverse da persona a persona, ndr) probabilmente troveremo altre modalità».

Difficile pianificare qualunque tipo di ragionamento sulla campagna abbonamenti anche per il presidente del Basket Ravenna, Roberto Vianello. Sui 3.300 posti di capienza del De André (Ravenna vi tornerebbe dopo la stagione di porte chiuse al PalaCosta), appena 850 circa sarebbero effettivamente a disposizione dei tifosi, ma da viale della Lirica traspare comunque un cauto ottimismo. «Non sono assolutamente contento - precisa il presidente - già si parla comunque di alzare al 50% e speriamo veramente che ci possa essere più spazio. Viviamo in una grande incertezza, anche perché l'attualità ci dice che i contagi sono in crescita e ci potrebbe essere lo stop. Dobbiamo aspettare le decisioni che verranno prese al riguardo, intanto noi continuiamo a lavorare per completare gli organici».

Mancano i nomi di staff medico, assistenti di coach Lotesoriere, eventuali figure dirigenziali mancanti. Ravenna avrebbe in casa la prima partita stagionale, il 12 settembre proprio contro Forlì in Supercoppa. Che percentuale di tifosi sarà consentita? La domanda per il momento resta senza risposta.

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