Rimini, balneari: c’è il sistema per la mappatura ma regna l’incertezza

La stagione balneare è nel pieno dell’attività, nonostante le ripercussioni dell’alluvione appena dietro le spalle, e all’orizzonte la scadenza stabilita per il 31 dicembre 2023 dal Consiglio di Stato, delle concessioni balneari. Intanto il governo Meloni solo in questi giorni ha pubblicato il decreto che rende operativa la mappatura dei regimi concessori balneari.

Il nuovo sistema

Si chiama Siconbep il nuovo sistema su cui dovranno confluire i dati della mappatura forniti dagli enti locali. Scopo del decreto varato dopo dieci mesi di governo Meloni, è «promuovere la massima pubblicità e trasparenza dei principali dati e delle informazioni relativi alle concessioni di beni pubblici», mentre il sistema individuato «garantisce il coordinamento e l’interoperabilità con gli altri sistemi informativi esistenti in materia». La rilevazione comprende tutti i beni appartenenti al Demanio e al “patrimonio indisponibile” oggetto di atti, contratti e convenzioni che comportano l’attribuzione a soggetti privati o pubblici dell’utilizzo in via esclusiva di tali beni.

«Strategia difensiva»

La vera ragione che anima questa misura sarebbe prendere tempo. Commenta il parlamentare riminese Marco Croatti del M5S sarebbe che: «Questo esecutivo ha solo perso tempo, bloccando un settore nell’incertezza e decidendo di giocarsi un’unica carta per bypassare la direttiva Bolkestein e lasciare tutto così com’è: quella di convincere l’Europa che le spiagge italiane non siano una risorsa “scarsa”. Una strategia difensiva fragile e perdente».

«Richieste sibilline»

Di certo il decreto non fa chiarezza agli enti locali che i dati per la mappatura li hanno raccolti ma ora si rendono conto che ne vengono richiesti altri. Nel comune di Rimini sono complessivamente 472 le concessioni, fra queste: 162 sono stabilimenti balneari in zona sud e 73 in zona nord (poi ci sono anche altre voci: i chioschi ad esempio, che sono 79, e altre voci minori). «Molte delle informazioni richieste da questo nuovo database le abbiamo già fornite al Ministero infrastrutture e trasporti, ma nel nuovo sistema c’è una voce che non è affatto chiara – nota l’assessora alla gestione del territorio e Demanio Roberta Frisoni –. Si tratta del passaggio dove ci si chiede di indicare: “entità de canone concessorio e ogni altro dato utile a valutare la proficuità dell’utilizzo economico del bene”. Ma cosa dobbiamo dire: quanti ombrelloni ci sono? Quanto fattura il concessionario? Troppo sibillino questo passaggio. Manca ancora chiarezza, e ci si dice che le linee guida e i tempi saranno pubblicati sul sito del Mef, su cosa dobbiamo fornire. Ma siamo già a luglio e mi sembra che queste richieste non collimino con i tempi stretti che questo Paese ha per affrontare il tema dei bandi per le concessioni. Noi siamo pronti a dare i dati, e anzi a ridarli, la nostra collaborazione è massima ma, oltre al fatto che come Comuni non siamo stati mai convocati ai tavoli, il contatore sul quadro normativo è molto più stringente e si rischia di finire questa mappatura quando si dovrà già uscire con i bandi. È questo lo strabismo che non riusciamo a comprendere».

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