Ballantini e Petrolini, padre nobile

Dario Ballantini torna alle origini con lo spettacolo “Ballantini e Petrolini” in scena oggi (ore 21) al teatro Diego Fabbri di Forlì per la regia di Massimo Licinio.

Niente Valentino Rossi, niente Gianni Morandi quindi, ma un padre nobile: quell’Ettore Petrolini che oltre cento anni fa inaugurò un linguaggio comico d’avanguardia.

«Lo spettacolo nasce proprio dall’esigenza di andare in controtendenza – spiega Ballantini – rispetto all’usa e getta dei media e dell’opinione pubblica: prima di parlare del futuro infatti anche il comico deve recuperare, e conoscere, il passato, e un autore che ha inventato cose usate da tanti dopo di lui. Io ho voluto fare il punto su questa eredità di cui molti, forse, neanche sono consapevoli: chi ricorda per esempio che “Tanto pe’ cantà”… l’ha scritta lui? Ma con la sua audacia Petrolini è stato un anticipatore: penso al “Joker” di Todd Phillips, costruito con la stessa mescolanza di tragico e di comico di un Nerone. Parliamo della forza di un film hollywoodiano da Oscar: e lui lo faceva all’inizio del Novecento!».

Il suo è un amore che viene dall’inizio della carriera.

«È vero, Petrolini è una mia passione, e mi dispiace che i giovani non lo conoscano. Quando però vedono lo spettacolo, ridono… come per i comici di “Zelig”!».

Oltre al mestiere dell’attore, lei da anni dipinge ed espone in tutta Italia.

«E infatti sul finale c’è un collegamento con l’arte pittorica, ma in realtà anche aver messo sul palco un camerino aperto in cui mi trucco e cambio personaggio c’entra con la pittura. Mi rimproverano di essere macabro, ma fin dall’inizio, dagli anni Ottanta, la mia poetica è sempre stata legata all’Espressionismo, un mood comico e tragico della visione della vita molto attuale, viste le guerre o l’inquinamento intorno, e non solo tipico dei suoi tempi».

E quale fra le sue imitazioni la soddisfa di più?

«Senz’altro quella di Draghi: è una sfida far ridere con un personaggio così austero! Non bisogna stravolgerlo ma lavorare sul suo aspetto glaciale. E credo di esserci riuscito… Poi, ho amato Nanni Moretti, Gino Paoli, Valentino Rossi: ambiguo con la sua cortesia velenosa».

Tanti, gli imitatori sulla scena italiana di oggi.

«Trincerandosi dietro una maschera è più facile far ridere: metterci la faccia invece può essere pericoloso, puoi sembrare un secondo Grillo che con la comicità fa politica. Se invece ti trucchi, puoi non farti prendere troppo sul serio. Ma non è stato sempre così: chi come me faceva imitazioni negli anni Ottanta rischiava… di essere bruciato con il lanciafiamme! E gli imitatori negli anni Novanta erano considerati comici di serie C. Poi da Valentino le imitazioni sono tornate di moda: forse perché al buffone di corte perdoni tutto».

Lei è accompagnato nello spettacolo dal fisarmonicista Marcello Fiorini.

«Riproporre i successi petroliniani con la musica in scena completa l’illusione: gli spettatori vedono emergere dal buio i personaggi, sulla sfondo dei suoi brani, in un tuffo nelle atmosfere di 120 anni fa».

Biglietti: 29-27 euro. Info: 0543 26355 www.accademiaperduta.it

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