Bagnacavallo, evacuata famiglia di 9 persone: "Abbiamo perso tutto"

«Non sappiamo cosa ne sarà della nostra casa, quella che era il frutto di tanti sacrifici e dei risparmi di una vita. Abbiamo perso tutto». È molto chiara Margarita nonostante il suo italiano non sia sempre perfetto. Lei, le sue figlie e i nipoti – nove persone tra cui Noah di soli 4 mesi ed Eithan di 5 anni – sono stati evacuati dalla loro abitazione a Bagnacavallo e da un paio di giorni sono alloggiati nel centro di prima accoglienza allestito all’interno del palazzetto dello sport di Lugo. Qui potranno riposare, cibarsi ed essere accuditi prima di capire come e quando tornare alla normalità.

La situazione precipitata

Così tanta acqua non l’avevano mai vista nemmeno a Santo Domingo, il paradiso caraibico da cui provengono: dalle acque cristalline in cui immergersi è il sogno di chiunque, all’incubo di farsi assalire da quelle torbide del fiume e delle fogne che in poche ore hanno preso possesso di parte della città e delle vicine frazioni. Lo scenario che prova a descrivere la più anziana è di quelli peggiori: la casa in cui abitavano fino a nemmeno tre giorni fa è stata completamente allagata. Come tutte le altre che si trovano su quella strada, via Milano, dove la furia dell’inondazione è stata maggiore. Mercoledì sera la situazione è precipitata nel giro di un paio d’ore: «Quando abbiamo visto l’acqua salire siamo stati presi un po' tutti dal panico – racconta la donna sulla brandina accanto a figlie e nipoti – e quindi abbiamo chiesto aiuto. Era impressionante. Tra i piedi ci siamo ritrovati anche dei pesci. Era troppo pericoloso provare a rimanere lì dentro con due bambini così piccoli. Quella di abbandonare la casa è stata una scelta dolorosa ma necessaria. Qui non ci fanno mancare nulla, ma adesso speriamo di poterci tornare al più presto e provare a salvarla».

«Tutto da buttare»

La donna, tuttavia, non ha visto cosa è rimasto all’interno e fino a che altezza è salito il livello dell’acqua. Ci ha pensato Paolo, il marito italiano della figlia Ana, che ieri pomeriggio è potuto rientrare dentro. L’acqua infatti si è ritirata completamente, portandosi dietro tanti ricordi e spensieratezza. «Al piano terra è tutto distrutto e da buttare – racconta l’uomo – e non sappiamo quando potremo tornare a viverci. Ci aspettano un duro lavoro e ancora tanti sacrifici. Fa male vedere gli effetti di quella inondazione e fa ancora più male chiedersi se potevamo fare qualcosa di più. La cosa più importante era, e lo sarà sempre, la vita e la salute dei bimbi e quindi andare via di lì è stata la scelta giusta». Mentre il più piccolo dorme tra le braccia della madre, Noah si consola con della cioccolata e delle macchinine che le ha fatto recapitare la sua dirimpettaia, intenta a portare all’esterno tutto ciò che andrà buttato. Lui è felice, il sorriso è splendido e in un attimo contagia tutta la famiglia. Nella stessa struttura, peraltro, sono alloggiati altri evacuati. In totale poco meno di una decina di persone complessive, quasi tutte di Villanova.

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