Autonomia: il tempo delle scelte

Dopo mesi di negoziati, incontri, promesse, siamo costretti a tornare a puntare il dito contro lo stallo perenne di questo Governo, che nonostante i tanti proclami, non ha sciolto il nodo neanche sul grande tema dell’Autonomia Regionale. Un percorso sui cui abbiamo lavorato intensamente per quasi due anni, che però, a causa di diverse “resistenze” da parte dell’esecutivo, non è ancora giunto al suo traguardo. E’ arrivato il momento di avere delle risposte chiare.

Noi amministratori non possiamo rimanere in balia dei tentennamenti e dei litigi del duo giallo-verde, che anche questa volta dimostra di preferire le chiacchiere alle decisioni più serie e urgenti.
La richiesta che abbiamo avanzato, partendo dall’articolo 116 della Costituzione, è più che mai coerente e realistica, tanto che altre Regioni, anche del Sud, ispirandosi in parte al nostro modello stanno scegliendo di intraprendere la strada dell’Autonomia. Per non parlare di Veneto e Lombardia che, rispetto al piano iniziale, hanno dovuto operare un ridimensionamento delle proprie pretese, avvicinandosi progressivamente al nostro progetto. Un progetto che prevede la gestione diretta di 15 competenze (sulle 23 possibili) strategiche: istruzione, sanità, tutela e sicurezza del lavoro, internazionalizzazione delle imprese, ambiente e infrastrutture, territorio e rigenerazione urbana, ricerca scientifica e tecnologica, e altre funzioni complementari.
Ci tengo a soffermarmi in particolare su due punti che sono legati tra loro: la paura di una probabile spaccatura del Paese e la questione finanziaria. Per la gestione diretta di queste materie non chiediamo soldi aggiuntivi allo Stato, ma risorse certe e stabili nel tempo, così da poter mettere in campo una programmazione strategica e lineare, per rendere le nostre performance più efficienti e gli iter burocratici più snelli. Consapevoli che sia necessario passare dalla spesa storica ai fabbisogni standard. Sono convinta che lo sviluppo delle specificità di ogni territorio sia la leva per garantire, in futuro, la crescita e lo sviluppo non solo di una singola area, ma dell’intero Paese. Il nostro è un approccio unitario, di sistema, che guarda a un continuo potenziamento delle politiche e dei servizi.
Mi auguro, quindi, che qualsiasi decisione sarà assunta, non si traduca nella creazione di meccanismi dilatori che rischiano di vanificare la mole di lavoro svolta fino ad oggi. Continueremo a insistere per dare seguito alle nostre richieste, nella consapevolezza dei grandi vantaggi che ne potrà trarre non solo l’Emilia-Romagna ma l’intero Paese.
(*) assessora regionale al Riordino istituzionale

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