Automobilismo, il mito di Arcangeli, il "leone di Romagna"

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Novanta anni fa, il 23 maggio, la morte coglieva il pilota savignanese Luigi Arcangeli in prova sul circuito d Monza, a bordo della “mostruosa” Alfa Romeo Tipo A 12 cilindri 3500. Il “Popolo di Romagna”, il lunedì successivo uscì con la pagina sportiva listata a lutto e il titolo “L’è mort Gigioun”. Il nome di Arcangeli, “il leone di Romagna”, che appartiene alla memoria di anni eroici dello sport, è ritornato alla ribalta grazie anche alla bella monografia a lui dedicata dallo storico savignanese Alberto Casadei. Il racconto, scrisse l’autore, dell’«ascesa di un ‘ragazzo di officina meccanica’ e terminata nel giorno più glorioso della sua carriera di pilota di fama mondiale». Enzo Ferrari , che lo volle nel 1929 tra i piloti della sua scuderia, lo ricordò alla sua scomparsa come uno dei «più valorosi, arditi, capaci e intelligenti piloti delle due e delle quattro ruote, nel cui sangue scorreva la generosità di quegli uomini che solo la Romagna sa generare». Nato a Bordonchio, allora frazione di Rimini, nel 1894, trasferitosi con la famiglia nel 1898 a Savignano, e poi per lavoro a Forlì, Arcangeli iniziò a correre nelle due ruote con lusinghieri risultati, come la vittoria nella riminese Coppa dell’Adriatico del 1920 con l’inglese AJS, al tempo in cui i piloti raggiungevano il luogo di gara con lo stesso mezzo con cui avrebbero corso. A lui vennero già allora dedicate varie società sportive sia a Forlì che a Savignano. Vari aneddoti sono immancabilmente legati anche all’entusiasmo suscitato dal suo passaggio durante le varie edizioni della Milla Miglia, da cui era contagiato anche il pubblico femminile presso cui esercitava un grande e molto ricambiato ascendente. Arcangeli vinse per la prima volta con le quattro ruote nel 1924 al Circuito del Lario. L’anno seguente vinse il Giro d’Italia motociclistico con una “Bianchi” 350. Nel 1926 con una Guzzi 500 fu secondo dietro Varzi al Gran premio delle Nazioni di Monza e sullo stesso circuito stabilì diversi record mondiali di velocità. Nel 1927 fu secondo al mitico “Tourist Trophy” all’Isola di Man. Tra gli aneddoti la grande amicizia con il colonnello Thomas Edward Lawrence, grande appassionato di motori. Il futuro Lawrence d’Arabia era divenuto tifoso di Arcangeli vedendolo correre sul circuito di Rimini, poiché si trovava in Romagna sotto falso nome come agente segreto britannico. In auto Arcangeli vinse nel 1928 a Senigallia con la Bugatti T 35 C, e con la francese Talbot sul circuito di Cremona davanti a Nuvolari. I successi continuarono anche alla Maserati 8C-2500, con un primo posto al Gran Premio di Roma nel 1930, premiato dalle mani della principessa Maria Josè di Savoia. Grandi fin dalle corse a due ruote furono la rivalità e nel contempo l’amicizia con Tazio Nuvolari e gli altri celebri campioni del tempo. Già anziano e malato, il “Mantovano volante” corse e vinse in ricordo del “Leone di Romagna” il 6 giugno del 1947 la “Coppa Luigi Arcangeli Città di Forlì”. Nel giugno 1930, libero dagli impegni con la Maserati, ‘Gigioun’ poté entrare a far parte della nuova scuderia che portava il nome di Enzo Ferrari con vetture Alfa Romeo. Nello stesso anno i caffè e circoli pubblici di Savignano si mobilitarono per ascoltare la cronaca in diretta del Gran Premio d’Italia, dove Arcangeli fu secondo dietro Varzi per soli due decimi di secondo, stabilendo uno record sul giro ad oltre 165 km orari.

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