Ausl Imola, i sindacati richiamano all’ordine le istituzioni

Le organizzazioni sindacali di Imola, ma non solo, richiamano all’ordine le istituzioni: qualsiasi confronto sul futuro delle Aziende Usl metropolitane, prima fra tutte l’Ausl cittadina, deve avvenire in Conferenza territoriale socio-sanitaria metropolitana (Ctssm). «Apprendiamo dagli organi di informazione – commentano il dibattito di questi giorni la Cgil di Imola, la Cisl dell’area metropolitana bolognese e la Uil di Imola – di progetti di riordino, unificazioni di aziende ospedaliere, gruppi di lavoro non meglio chiariti che lavorano al futuro della nostra sanità, con quale mandato e con quale titolarità non ci è dato di sapere. Non lo diciamo per un gioco di ruolo, lo diciamo perché la vera posta in gioco è il servizio sanitario pubblico fatto di professionisti che vi lavorano e di cittadini che hanno la prerogativa del diritto alla salute».

«Atteggiamento incoerente»

Dopo le dichiarazioni del sindaco di Bologna Matteo Lepore sull’Azienda unica metropolitana, che hanno scatenato molte prese di posizione della politica sull’autonomia dell’Ausl di Imola (da ultima quella dell’assessore alle Politiche per la salute della Regione, Raffaele Donini), «è giunto per noi – ribadiscono i sindacati – il momento di rappresentare e ricordare agli “addetti ai lavori”, e non solo ad essi, che sono attivi tavoli tra le organizzazioni sindacali confederali e di categoria con le istituzioni ove informare, discutere e contrattare. Purtroppo, dobbiamo constatare che nonostante questi ripetuti richiami ad una correttezza dei rapporti tra le parti l’atteggiamento della Conferenza sia tutt’altro che coerente».

Anche perché, sottolineano, «quanto dichiarato a mezzo stampa o social da più voci (autorevoli attori istituzionali del territorio metropolitano, ancorché non tutti ricompresi nella Ctssm) determinerebbe il più grande riassetto del sistema sanitario e sociale conosciuto da decenni sul territorio. Decisioni queste mai comunicate e discusse con le parti sociali nei luoghi deputati».

Insomma, «in tutta franchezza riteniamo che questo meriti uno spazio di conoscenza, confronto e discussione più strutturato, pubblico e trasparente – rilanciano –. Per queste ragioni vogliamo chiarezza. Crediamo che le istituzioni presenti in Ctssm debbano mantenere le relazioni e il confronto con le organizzazioni sindacali e ci aspettiamo che questa scelta venga chiarita ed esplicitata già nel prossimo incontro e poi praticata nei fatti».

Le priorità

Le priorità non mancano: «Occorre rinnovare l’azione condivisa sul rilancio del sistema di welfare territoriale in una visione universalistica – osservano Cgil, Sicl e Uil –, sulla riorganizzazione della rete ospedaliera pubblica con l’implementazione della sanità territoriale ed il potenziamento dell’integrazione socio-sanitaria, e sullo sviluppo di servizi pubblici in grado di creare contesti comunitari e di socializzazione».

Dunque, concludono, «pensiamo che tanto ci sia da fare per confermare e potenziare il ruolo pubblico quale architrave per la garanzia del diritto alla salute, confermando la sua centralità nelle funzioni di regolazione, programmazione, controllo e anche gestione. Tanto da fare a favore di chi vi lavora, implementando le dotazioni organiche, e tanto da fare per la cittadinanza, a partire dalla medicina territoriale e dall’abbattimento delle liste di attesa, dal completamento della rete delle Case di Comunità, dalla costituzione dei Pua, dall’individuazione dei posti letto Osco, per citarne solo alcune».

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