Aumento prezzo benzina: il trend riprende a crescere in maniera importante

La riduzione delle scorte a stelle e strisce per colpa delle varie catastrofi ambientali che si sono abbattute sul territorio e sulle coste americane, oltre che un’aspettativa circa la ripresa a livello mondiale derivante dalla spinta per merito dei vaccini stanno, di fatto, riportando il mercato al centro dell’attenzione.

Il prezzo del petrolio, infatti, è stato rilevato ancora una volta in aumento sui mercati asiatici. Intanto, i future sul Wti hanno guadagnato qualcosa come lo 0,64%, arrivando a quota 70,91 dollari al barile, mentre i future sul Brent hanno fatto dei passi in avanti, con un +0,63%, toccando la soglia di 74,06 dollari al barile.

prezzi che si riferiscono all’oro nero sono nuovamente in aumento, in seguito alla riduzione che ha superato le previsioni che avevano ad oggetto le scorte settimanali negli Usa. Chi ama investire e guadagnare facendo trading sulle quotazioni petrolio, di conseguenza, deve prestare particolare attenzione nel corso di queste settimane.

La preoccupazione dei consumatori

Uno scenario che, come si può facilmente intuire, sta preoccupando e non poco i consumatori visto che chiaramente il  prezzo della benzina potrebbe uscirne fortemente condizionato. E, dopo gli aumenti che sono stati registrati nel corso delle ultime settimane, è chiaro che c’è la preoccupazione che i prezzi possano arrivare davvero alle stelle.

Le scorte di greggio, ma anche di benzina e di distillati degli Usa, hanno subito un rallentamento nel corso degli ultimi giorni, per colpa in modo particolare dell’uragano Ida, che ha provocato la chiusura di un gran numero di raffinerie e sta condizionando notevolmente il settore della produzione di trivellazione off-shore. Una riduzione che si aggira intorno a 5,4 milioni di barili al giorno.

Gli analisti, però, si attendevano un calo, mediamente intorno ai 3,5 milioni di barili. Insomma, le stime devono essere assolutamente riviste, dal momento che non si pensava che l’uragano Ida potesse avere un impatto del genere. Conseguenze molto più pesanti di quello che si poteva prevedere, quindi, con la produzione nella regione del Golfo del Messico che potrebbe riprendere i suoi consueti standard nel momento in cui anche la tempesta tropicale Nicholas avrà terminato il suo passaggio caratterizzato da pazzesche piogge torrenziali. Tra strade allagate, sfollati, ma anche case e aziende senza energia elettrica, è chiaro che la situazione è di totale emergenza.

D’altro canto, però, bisogna mettere in evidenza che le varie raffinerie del Texas hanno proseguito nel loro normale funzionamento, nonostante tutto quello che è successo. Il danno portato in dote dalla tempesta tropicale Nicholas si sommerà, però, a quello già causato dall’uragano Ida, che ha di fatto mandato in tilt buona parte della capacità di raffinazione nella Costa del Golfo.

Al contempo, in base a quanto è stato rimarcato da parte dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, le vaccinazioni e la sempre migliore gestione dell’emergenza pandemica, porteranno inevitabilmente ad un rimbalzo del prezzo petrolio, che tornerà a salire. Le varie indiscrezioni in riferimento ai progetti della Cina di effettuare la vendita del greggio dalle riserve strategiche hanno avuto, però, l’effetto di mettere pressione sui prezzi.

L’influenza della tempesta tropicale Nicholas sul prezzo del petrolio

Le autorità a stelle e strisce hanno diramato più di una comunicazione in cui hanno messo in evidenza come il livello di pericolosità della  tempesta Nicholas si sia fatto sempre maggiore, arrivando a categorizzarla come uragano.  Gli effetti si fanno sentire anche a livello dei prezzi di petrolio, che stanno tornando a salire proprio per via del fatto che l’offerta non è stata ripristinata e, di conseguenza, anche per via del fatto che le raffinerie hanno ripreso la loro abituale attività ben più velocemente rispetto a quanto sono stati in grado di fare i produttori.

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