Atletica leggera, Giulio Ciotti si racconta: da agente penitenziario ai Casetti a tecnico del campione olimpico Tamberi

«Cosà farò? Sarò i suoi occhi: Gimbo ha bisogno di una persona che veda con i suoi occhi il salto che lui immagina». Questo è il compito che attende nei prossimi mesi Giulio Ciotti nel ruolo di coach di Gianmarco Tamberi, una definizione che spiega quanto il salto in alto sia un esercizio visionario, prima ancora che fisico.

Il carcere e la pedana

Come sempre quando si parla di salto in alto e di grandi interpreti di questa disciplina si parla un po’ di sport e un po’ di poesia, di gesti atletici e di slanci emotivi. Giulio Ciotti, riccionese ed ex nazionale azzurro, da lunedì prossimo si prenderà cura di Gianmarco Tamberi, “Gimbo” per tutti, proiettato verso le Olimpiadi di Parigi 2024 dove difenderà l’oro conquistato a Tokyo 2020. Giulio Ciotti torna a fare a tempo pieno quello che ama da sempre, il salto in alto, ma non rinnega affatto il suo lavoro, quello di agente penitenziario, attualmente di stanza ai Casetti di Rimini. E uno come lui non poteva non trovare il bello anche in un posto dove si scontano le pene, tant’è vero che promette di tornarci presto. «Lavoro in Polizia Penitenziaria da maggio 2020: sono stato distaccato dalla mia carica di allenatore federale di atletica e d’accordo con la mia comandante, Aurelia Panzeca, sono stato integrato all’interno del carcere dei Casetti: sono a contatto con i detenuti all’interno dell’ufficio colloqui. Sono contento e ho imparato un mestiere». Il riccionese che ora vive a Rimini è tecnico federale dal 2016, quindi sempre potenzialmente con le valigie in mano: «Sì, ho sempre mantenuto l’incarico federale, a seconda delle necessità posso chiedere il distacco dalla Polizia Penitenziaria, che mi è stato concesso nel momento in cui venivo convocato dalla Federatletica. In questo caso è un distacco più lungo, ma tornerò alla Casa Circondariale. Fare l’agente penitenziario non è un mestiere facile e neppure così conosciuto: i miei colleghi sono eroi di tutti i giorni, difendono le istituzioni a mani nude, cercando di infondere la speranza nei detenuti. Ho vissuto 26 anni in ambienti totalmente diversi, non era facile riuscire ad integrarmi e a far fronte ai tanti problemi quotidiani di un carcere».

Il perfezionista

Poi è arrivata la chiamata di un campione come Tamberi: «Ha fatto una serie di prove tecniche nelle quali si è fatto affiancare da persone che lo hanno seguito e consigliato. Nel momento in cui ha preso la decisione ha trovato con me un rapporto più diretto, più univocità di visione rispetto ad altri. Credo che Gimbo abbia visto in me sincerità e trasparenza, determinazione e passione, le cose che mi hanno caratterizzato come atleta: io non dormo la notte per il salto in alto, non ho mai smesso di fare atletica». Poi un dato non trascurabile: «Come carattere, Gimbo è simile a me e a mio fratello, è un perfezionista, un ragazzo molto intelligente, una persona che pondera tantissimo qualsiasi cosa faccia e ha organizzato attorno a se uno staff di alta fiducia. Si lavorerà ad Ancona, ci alleneremo al Palaindoor e dello staff farà parte anche Michele Palloni come preparatore atletico, figura cardine, che sta seguendo Tamberi in tutto e per tutto. Poi ci sono due fisioterapisti come Andrea Benvenuti e Andrea Battisti: siamo tutti per uno, uno per tutti. Fin qui c’è stata la figura del padre a gestire tutto, anche dal punto vista manageriale. Io sarò il suo consulente tecnico e il suo coach, abbiamo già incominciato, ma ieri gli ho detto: sarò tutto tuo solo dal 6 marzo».

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