Cesena: assistenza primaria, bandi deserti, medici a tempo determinato

CESENA. Bandi deserti o quasi, ma servizio coperto. Il bando regionale che avrebbe consentito alle aziende sanitarie di assumere a tempo indeterminato medici nel ruolo unico di assistenza primaria, l’ex guardia medica, è andato in gran parte deserto in tutte le aziende sanitarie della regione, compresa l’Ausl Romagna, dove degli otto posti vacanti ne è stato assegnato solo 1, e quella di Imola dove nessuno dei 24 posti a disposizione ha trovato candidati. Tutti posti che hanno comunque trovato copertura con gli incarichi a tempo determinato.

Le difficoltà da affrontare

Il servizio “è salvo”, quindi, ma il problema c’è, non è nuovo e rientra nell’ambito di difficoltà ormai diventate strutturali la cui soluzione chiama in causa tutti i livelli da quello locale a quello nazionale. «Quello che succede è frutto della discrepanza tra fabbisogno e offerta del mercato professionale – commenta il direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori – un fenomeno che non riguarda solo l’ambito ospedaliero e territoriale, ma tutto il Paese da nord a sud». A novembre 2022 anche una pubblicazione dell’Oms si occupava del problema affrontandolo nella sua dimensione europea. È una criticità «oggettiva e trasversale ai diversi settori della sanità, con situazioni più o meno critiche».

Obiettivo stabilità

Non per forza la continuità assistenziale, l’ex guardia medica, rientra tra queste ultime, ma il problema si presenta anche qui. Anche se il servizio trova copertura con gli incarichi a tempo determinato, «l’ambizione resta quella di coprire tutti i posti perché si possa avere una prospettiva di stabilità». Per questo, secondo Carradori, la direzione da perseguire deve essere quella di «studiare forme per essere attrattivi e riuscire non solo a garantire il funzionamento dei servizi, ma anche a trattenere i professionisti». Il tema è di quelli urgenti: «Tra il 2018 e il 2021 15mila medici sono andati via dall’Italia». Bisogna intervenire per migliorare «la qualità del lavoro, la sicurezza, la remunerazione».

«Sono elementi – prosegue Carradori – a cui è tempo, oggi ancor più di ieri, che la politica nazionale si interessi, perché non può essere materia regionale», il rischio in assenza di una regia nazionale che magari lascia eccessivo spazio all’iniziativa delle Regioni, è quello di «aggravare ulteriormente la crisi, inasprendo le disuguaglianze tra nord e sud del Paese».

Personale da trattenere

E per quanto importante, non basta affrontare il problema guardando solo alla formazione: «La formazione darà risultati tra 5-10 anni. Ma il rischio che corriamo è, paradossalmente, quello di formare molte più persone, ma per altri se non creiamo le condizioni per trattenerle». In questo senso Carradori sottolinea l’importanza dei processi di riorganizzazione anche territoriale della sanità. Tranquillità, sicurezza, qualità del lavoro, remunerazione, «è questo quello che dovrebbe essere in grado di dare ai nostri professionisti».

Sono elementi che garantirebbero stabilità: «Per chi fa il mio lavoro non averla significa stare costantemente sul chi vive. Quando un medico decide di andarsene devo arrampicarmi sugli specchi per coprire quel posto. Avere stabilità darebbe anche la possibilità di ragionare di investimenti, dà prospettiva. Oggi il servizio è garantito – conclude – ma resta importante muoversi nella qualificazione dei servizi del territorio, in questo senso i Cau, i centri di assistenza medica per le urgenze, non si possono fermare; anzi si deve lavorare per portare a compimento la riorganizzazione territoriale».

Commenti

  1. io sono un medico di base in pensione sono disponibile a rientrare di nuovo a fare il medico di base se c’è posto per me anche in Emilia Romagna .

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