Assenteista restitutisce 11mila euro allo Stato

Dopo la condanna per assenteismo, Giuseppe Tedesco ha risarcito lo Stato. L’ex responsabile alle ispezioni della Direzione territoriale del Lavoro di Ravenna, al centro dello scandalo sui “furbetti del cartellino”, ha pagato 11.277 euro chiudendo così il fronte processuale aperto nei suoi confronti presso la Corte dei Conti. La Procura erariale aveva chiesto il doppio, sommando le retribuzioni percepite indebitamente dall’ispettore nelle giornate di assenza, i compensi extra intascati secondo l’accusa in orario d’ufficio, e il danno d’immagine per l’ente pubblico. Una cifra che lo scorso febbraio la Sezione regionale presieduta dal giudice Tammaro Maiello aveva ridotto del 50 per cento, a patto che il 63enne originario del Leccese e residente a Forlì chiudesse la faccenda versando il bonifico entro 30 giorni. Cosa che ha effettivamente fatto, ottenendo la chiusura del procedimento e la condanna al pagamento delle spese di giudizio, quantificate in 322 euro.

Truffa aggravata ai danni dello Stato. Era questa l’accusa che nel 2014 aveva travolto la sede bizantina della Dtl, dove Tedesco ricopriva il ruolo di responsabile dell’unità operativa di vigilanza tecnica. Oltre a quei fatti, nello stesso anno gli erano state contestate 55 assenze tra il settembre 2008 e il maggio 2011. In parte le aveva giustificate con certificati medici per malattia, permessi per motivi familiari o personali, ma anche con servizi di lavoro straordinario. In realtà - secondo quanto contestato - era altrove; per esempio, seduto alla cattedra della scuola Edile di Ravenna, a fare lezione in qualità di esperto in materia di sicurezza sul lavoro. Per quei fatti è stato condannato in via definitiva (al netto della prescrizione per buona parte dei capi d’imputazione) il 25 ottobre 2019, quando la Cassazione ha rigettato il ricorso confermando la sentenza di un anno e tre mesi, oltre a 350 euro di multa e interdizione temporanea dai pubblici uffici. Incassato il colpo, alla porta di Tedesco ha bussato anche la Corte dei Conti, chiedendo i danni: quelli patrimoniali, per 1.816 euro, relativi a quanto incassato nonostante fosse assente dal servizio; più altri 10.738 euro conteggiati secondo i compensi ricevuti per le docenze non autorizzate; infine i danni derivati dagli articoli di stampa che naturalmente diedero ampio risalto alla vicenda, quantificati in altri 10mila euro, per un totale di 22.554 euro.


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