Arriva a Forlì "Imaginaction", parla il regista Stefano Salvati

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Torna a Forlì in piazza Saffi, il 27, 28 e 29 agosto, Imaginaction, festival internazionale del videoclip. Tre serate all’insegna dei grandi ospiti quali Riccardo Cocciante, Ron e Mahmood (a cui verrà consegnato un premio speciale), Gino Paoli, Samuele Bersani, Irene Grandi, Diodato, Fabrizio Moro, Enula e Shade.

Nell’ambito di “Capolavori immaginati”, per la realizzazione di videoclip di canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana, verranno presentati in anteprima i video ufficiali di “Sapore di sale” di Paoli e “Sogni di rock and roll” di Ligabue con la regia di Fabrizio Moro.

A muovere le fila di questa 5ª edizione c’è il direttore artistico Stefano Salvati, sceneggiatore e produttore, considerato il più importante autore italiano di videoclip. Ha al suo attivo, infatti, oltre 300 video, ha collaborato con artisti come Sting, Aerosmith, Vasco Rossi – di cui è stato anche manager –, Zero, Pausini, Cocciante solo per citarne alcuni, fino a una giovanissima Angelina Jolie, protagonista del video di Venditti “Alta marea”.

«Sono felicissimo degli ospiti di questa edizione – spiega Salvati –, nomi di assoluto rilievo a partire da due leggende viventi, Cocciante e Gino. È stato lui a scoprire Lucio Dalla, lo stesso Vasco Rossi ha detto più volte che Gino Paoli lo ha ispirato come interprete».

Anche quest’anno avete pensato a una proposta diversificata .

«È difficile trovare su un unico palco una commistione così ampia di artisti e generi diversi. Senza volerlo quest’anno avremo tra gli ospiti ben cinque vincitori di Sanremo: Cocciante, Ron, Moro, Diodato e Mahmood. E non si parlerà solo di video, alcuni di loro canteranno anche».

Rispetto ai videoclip che verranno presentati in anteprima, che cosa ci anticipa?

«Si tratta di due video bomba per due pezzi storici e intramontabili. Quello di Ligabue è stato volutamente girato a Ravenna, nei luoghi di Dante. Dante se ci pensiamo è il primo artista rock della storia. Mentre per “Sapore di sale”, altra canzone capolavoro, Paoli ha creato appositamente un nuovo arrangiamento con la band di fiati Funk Off».

Ha conosciuto da vicino artisti di grande caratura: ha qualche anneddoto da raccontarci?

«Ce ne sarebbero tantissimi. La particolarità di Sting, per esempio, è che è un uomo d’altri tempi. Il classico gentleman inglese di fine Ottocento. Con lui non servono contratti, è sufficiente una stretta di mano. Ogni volta che ci incontriamo, se parlando in inglese faccio qualche errore grammaticale, lui me lo fa subito notare. Poi si mette a ridere. È molto carismatico, ironico e autoironico. Chi ha la fortuna di entrare nella sua cerchia di amicizie scopre una persona squisita ed estremamente generosa».

E di Vasco cosa ci racconta?

«Con Vasco è come essere stati sposati. È un grande professionista e artista. Si è sempre fidato di me, tra noi c’è una grandissima stima reciproca. Insieme a lui ho girato due dei miei video più importanti, “Gli spari sopra”, ambientato in un carcere, video che ha fatto scuola negli Stati Uniti, e “Gli angeli”, diretto insieme a Roman Polanski, che ha vinto numerosi premi in tutto il mondo».

La chiamano «il Fellini del videoclip»: si rivede in questa definizione?

«Tutti abbiamo saccheggiato un po’ Fellini, dalla musica alle immagini surreali. Il mio stile non è propriamente felliniano, è più alla Ridley Scott, ispirato ai film americani anni Settanta, ma sicuramente è un onore essere definito in questo modo. Tutto è nato negli anni Novanta, io ero poco più che ventenne quando Fellini venne coinvolto nella scrittura del soggetto di “Miserere” di Zucchero e Pavarotti. Proposero a me la regia del video. Incontrai Fellini più volte. Scriveva tutto, voleva sapere ogni cosa sui videoclip, mi diceva “raccontami”. Era un rapporto allievo-maestro, mi sentivo come un bambino di seconda elementare di fronte al preside. Da lì è nata questa leggenda del “Fellini del videoclip”. Un giorno mi disse: “mi ha chiamato una signorina, non ricordo bene il nome, qualcosa di religioso”. Gli ho detto: non era per caso Madonna?».

Cosa c’è dietro un video di successo?

«Sicuramente un’idea vincente. Oggi la tecnologia è alla portata di tutti, a parità di mezzi è compito del regista emozionare, essere innovativo. Mi preme far capire che il videoclip non è un prodotto promozionale, ma un’opera d’arte, che può emozionare al pari di un quadro, di una scultura, forse anche di più di un film. L’importante è concepire quest’opera in maniera un po’ magica».

Il videoclip potremmo definirlo il volto di una canzone?

«La canzone è l’anima, il video è il sangue, il corpo e tutto il resto. Entrambi hanno la stessa valenza artistica. Una canzone senza video oggi non va da nessuna parte. Basti pensare che su 100 immagini che circolano sul web, 95 sono contenuti video, i più visti in assoluto».

Si è impegnato per far riconoscere il videoclip come “opera artistica” con una petizione al ministro della Cultura Franceschini che ha firmato il decreto lo scorso anno, quale sarà il prossimo passo?

«Vorrei portare i videoclip italiani all’interno dei nostri musei come avviene già all’estero. A livello internazionale i videoclip, per esempio di Rem e Radiohead, sono esposti nei musei e comparati alle grandi opere. Per la prossima edizione di Imaginaction abbiamo pensato anche di fare una settimana di workshop per avvicinare i giovani a questa espressione artistica».

www.imaginactionvideoclipfestival.com

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