Aritmie cardiache, quando il cuore non segue il ritmo

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Le aritmie sono un disturbo del ritmo cardiaco piuttosto diffuso nella popolazione. Può infatti capitare che il cuore batta troppo lentamente, troppo velocemente o in modo irregolare. A parlarne è il dottor Filippo Placentino di Ravenna 33, cardiologo specializzato in aritmie, autore di diversi lavori scientifici pubblicati su riviste nazionali e internazionali e relatore in congressi, che si dedica in particolar modo a impianti di pacemaker/defibrillatori e ablazione di aritmie cardiache.

Dottor Placentino, come possono essere classificate le aritmie?

«Ci sono le tachicardie e le bradicardie. Nel primo caso il cuore va più veloce con battiti sopra i 100 al minuto, mentre nel secondo va più piano con battiti inferiori ai 60 al minuto».

Qual è la tachicardia più diffusa?

«La fibrillazione atriale, la cui prevalenza e incidenza aumenta con l’età. Il sintomo più caratteristico è la palpitazione ma può causare anche dispnea (affanno) sotto sforzo e può predisporre al rischio di ictus».

Il cuore può comunque essere considerato sano?

«La maggior parte dei cuori affetti da fibrillazione atriale non ha alterazioni rilevanti all’ecocardiografia, e possono pertanto essere considerati sani. A ogni modo, dopo un primo episodio, è bene sottoporsi a una visita cardiologica che serve per capire se l’aritmia avviene in un cuore sano oppure se vi sono cardiopatie sottostanti. Un altro fattore importante da escludere è un disturbo tiroideo».

Tra le tachicardie note, molto frequenti sono anche le extrasistoli. Di cosa si tratta?

«Ci sono le extrasistoli sopra-ventricolari che riguardano la parte alta del cuore e sono quasi sempre benigne e le extrasistoli ventricolari che invece sono legate alla parte bassa del cuore e sono da indagare meglio».

Qual è la sensazione che spesso si avverte in caso di extrasistole?

«La definizione è quella di battito prematuro o anticipato. Vengono anche etichettate come uno “sfarfallio” a livello del torace, un battito in cui c’è una pausa del cuore che lascia la sensazione di vuoto».

Quali altre forme di tachicardia esistono?

«Le aritmie da rientro, per esempio, che coinvolgono spesso pazienti giovani under 40 o 50 o anche di età pediatrica. Si verificano perché sono presenti fibre elettriche in più nel cuore oppure perché si creano dei circuiti in cui l’impulso elettrico gira vertiginosamente come in una rotonda, causando l’aritmia. Ci sono, infine, le tachicardie ventricolari che sono quelle potenzialmente più pericolose. Va detto però che, la maggior parte, avviene in pazienti che hanno già avuto infarto del miocardio, cardiomiopatie o miocarditi».

Quando il cuore batte più lentamente si parla invece di bradicardia. Questa condizione è sempre patologica?

«No. In molti casi è fisiologica perché ci sono persone giovani e tanti atleti che hanno normalmente battiti ben sotto i 60 al minuto. Anzi, negli sportivi, avere frequenze cardiache basse aiuta ad avere prestazioni migliori».

Come si manifestano le bradicardie che val la pena valutare?

«In pause cardiache o sistoliche, ossia nell’assenza di uno o più battiti. Nelle persone più adulte e con problematiche cardiovascolari vanno prese in considerazione. Più che il numero di battiti è la sintomatologia che interessa: sincopi o svenimenti, vertigini anche pre-sincope».

Come si possono prevenire le aritmie?

«Non ci sono vere e proprie diete per aritmie, come invece accade quando si soffre di altre forme di cardiopatie. Per le tachicardie, è consigliabile evitare lo stress e l’abuso di caffè, tè o bibite energizzanti. Per chi soffre di fibrillazione atriale poi, è bene seguire una corretta alimentazione per evitare l’insorgenza di diabete mellito e ipertensione ed essere quindi meno a rischio ictus».

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