Un mare di versi e acquarelli nell'album di Menetto e Vianello


Antica come la storia dell’uomo è la fascinazione per il mare, il “mar mai compagno / canta sul lio / mosica e vento che mà cressùo”. Cioè: mare mai uguale, canta sul lido, musica e vento che mi (che ci!) hai cresciuto. Sono i nuovi versi di Luciano Menetto che insieme al pittore Lele Vianello firmano “Mare” (60 pp, 25 euro), un libro in forma di album appena pubblicato per le instancabili e salatissime tipe di Mare di Carta, una comandante, anzi una paron, e un equipaggio tutto femminile. Luciano Menetto ha già pubblicato altre raccolte poetiche e guide narrative di Venezia e della Laguna. Lele Vianello è un artista di fama internazionale, che ha collaborato per anni con uno dei maestri europei del fumetto: Hugo Pratt.
La lingua di bordo
I versi di Menetto sono in veneziano, che anche qui in Romagna, come nelle Marche, in Abruzzo, in Istria, in Dalmazia, insomma in tutto l’Adriatico e anche nel Levante è stata per secoli la lingua di bordo dei velieri, piccoli e grandi. Perciò ogni marinaio adriatico, qualunque sia il porto di partenza, dovrebbe conoscerla o comunque rimanerne affascinato. Perciò questo libro è anche un prezioso abbecedario veneziano, dove ritrovare parole ascoltate magari una volta da un vecchio marinaio in banchina o scoprirne di bellissime, da usare ancora a bordo e trasmetterle a un amico o a un figlio. Così ci sembra di rivederlo quel pescatore chioggiotto trasferitosi a Cesenatico, conosciuto tanti anni fa, che parlava dei “s-giansi del mar”, degli schizzi del mare, o il paron veneziano che regatava a Cattolica invocare sempre un “Borin s-cieto”, una Bora schietta.
Corto circuito di emozioni
Il libro, ci informa l’editore Cristina Giussani, ha un “doppio ingresso, si leggono i versi e si ritrovano le immagini o, viceversa, ci si immerge nelle immagini e si cerca la poesia in un corto circuito di emozioni che lascia meravigliati”. Una meraviglia che raddoppia se il libro lo si guarda e lo si legge all’aperto, mettendo in valore gli acquarelli di Lele Vianello con la luce adriatica, liberando i versi di Luciano Menetto nell’aria adriatica. Così i colori delle vele al terzo evocano antiche storie di naviganti, così il “vento dolse” invita a mollare gli ormeggi e prendere il largo. Quello che ci offrono Menetto e Vianello è un viaggio per mare, in cui i ricordi valgono come i progetti, in cui le nostalgie hanno la stessa importanza degli entusiasmi. Leggendo queste poesie e guardando questi acquarelli, entrambi senza titolo, ritornano in mente le parole di Fernand Braudel: in Mediterraneo le “note innumerevoli che ci parlano della qualità e del colore del tempo possono essere classificate senza tener conto del millesimo dell’anno: soltanto i mesi importano ed è sempre, all’incirca, la stessa storia”. Ecco, implicitamente, sembra che gli acquerelli e i versi di Vianello e Menetto raccontino innanzitutto questa stagionale, immemore, storia del mare. Di certo ad “ogni viagio / lassemo quelo che tolemo. / E questo zè el mar”, “ad ogni viaggio / lasciamo quanto prendiamo / E questo è il mare”. Di certo ogni volta che alziamo una vela invochiamo, alla stessa maniera degli antichi, un vento propizio, capace di farci ritrovare una relazione con il mare.
La copertina del libro e uno degli acquarelli proposti

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