Max Sirena: "Importante avere un evento come il Salone Nautico"

Più volte ospite al Salone Nautico di Genova, il riminese Max Sirena sta preparando la nuova sfida di Luna Rossa all’America’s Cup. L’appuntamento è per il periodo settembre-ottobre 2024 a Barcellona. Il team director e skipper del sindacato italiano è da sempre convinto sostenitore del legame fra sport ed economia, specie in un ambito come quello delle competizioni di America’s Cup dove la tecnologia e l’innovazione giocano ruoli decisivi.

Max cosa è per te il Salone Nautico di Genova?

«È un posto dove mi piacerebbe andare più spesso. Negli ultimi anni ha avuto una forte ripresa nonostante il periodo del Covid. Direi che in particolare negli ultimi 4 o 5 anni è stato fatto un gran lavoro per riportarlo a essere un punto di riferimento importante. Ed è altresì importante avere un evento del genere in Italia visto che gran parte della produzione nautica a vela o a motore avviene nel nostro Paese ed è giusto riconoscere i meriti della nostra industria nautica. Negli ultimi anni poi è stato fatto un grande lavoro per avvicinare di più i giovani. Non si tratta solo di una fiera con l’esposizione delle barche, ma ci sono tanti eventi collaterali che incontrano gli interessi di quella fascia d’età: start up, progetti studiati e sviluppati da ragazzi, da universitari... barche a idrogeno o a energia elettrica, barche con materiali riciclati... Mi piace molto la direzione che stanno prendendo. È chiaro che non bisogna sedersi sugli allori e bisogna darsi da fare. Stranamente e fortunatamente però la nautica ha avuto una ripresa impressionante negli ultimi anni nonostante le condizioni non facili dell’economia mondiale».

Come mai?

«Probabilmente il Covid ha cambiato un minimo le prospettive di molte persone. Ci ha fatto capire quanto siamo fragili e quindi che forse bisogna sì lavorare ma vivere anche in modo diverso. La barca ti dà una libertà che difficilmente trovi in altri ambiti».

E in questa crescita ci sono molte aziende romagnole...

«Eh sì... la maggior parte della cantieristica italiana è in Emilia-Romagna sia per le barche a vela sia per quelle a motore: dal gruppo Ferretti a Del Pardo, da Perfomance Boats a Mylius... di aziende ce ne sono tantissime... tutto ciò a me che sono emiliano-romagnolo non fa che rendermi felice».

Quando vai al Salone cosa ti piace fare?

«Una cosa che mi piace fare ultimamente, se non sono in veste ufficiale, è di andare come normale visitatore a curiosare. Mi piace vedere l’evoluzione della nautica e delle barche a vela. A volte magari metto cappellino e occhiali per non farmi riconoscere (anche se non sono certo ai livelli di Valentino Rossi) non tanto perché non mi piaccia il contatto con la gente, anzi... ma perché ho poco tempo per girare e vedere quelle cose che mi interessano, perché di solito faccio una toccata e fuga, e ogni minuto è prezioso. Non vado però mai con un obiettivo preciso ma mi perdo dietro le start up dove trovo sempre qualcosa da imparare. Quando si va fuori dagli schemi trovi delle news interessanti».

Quanto è importante l’apporto delle aziende a una competizione come l’America’s Cup?

«Tantissimo. In questi anni abbiamo creato una rete di fornitori e collaboratori fatta il più possibile da italiani. Il loro supporto è fondamentale per il successo della nostra campagna. È anche vero poi che molto di quello che facciamo noi viene poi trasferito a livello industriale. Così come succede anche che alcune aziende impegnate in altri ambiti industriali vengano coinvolte per le loro specificità nell’ambito del settore nautico e scoprono così nuove strade».

Con le aziende è solo un discorso tecnologico e commerciale o c’è dell’altro?

«No. Al di là dell’aspetto tecnologico, della performance c’è anche un aspetto umano. Molti dei nostri progetti sono lavori talmente sofisticati, talmente spinti che di fatto trovano applicazione solo nel nostro ambito e possono perciò diventare un problema produttivo per le aziende senza incontrare neanche un ritorno economico. Ma qui subentra la passione dell’imprenditore e dei tecnici che sposano la nostra sfida e insieme a noi fanno di tutto per ottenere il risultato migliore. In tutti questi anni abbiamo scoperto tante di queste aziende. Quindi, il rapporto umano, la passione e l’attaccamento al progetto diventano molto importanti». p.car.

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