L'ambasciatore di Prada che si tuffò nell'oceano fra le orche

Una parte della storia di Prada e di Luna Rossa si intreccia con quella di un signore di 68 anni di Bagnacavallo. É una storia fatta di principi, di orche, di regate oceaniche, di Formula Uno, di alta moda. Francesco Longanesi Cattani si può dire che è una sorta di ambasciatore del Gruppo Prada e del suo amministratore delegato Patrizio Bertelli. É il direttore delle relazioni esterne del Gruppo Prada nel quale lavora da 18 anni, insomma un uomo di fiducia. In passato si è occupato della comunicazione di Luna Rossa e oggi è a Auckland come responsabile della comunicazione del Challenger of Record 36, il sindacato che ha lanciato la sfida ai detentori neozelandesi e che organizza la Prada Cup (quella che una volta era la Louis Vuitton Cup), la competizione dalla quale esce il nome dello sfidante finale. Non solo, è una sorta di “ufficiale di collegamento” tra lo sponsor Prada, gli sfidanti e i detentori.

Il miglior comandante...

Non si può parlare però di Francesco (che è nato a Bologna il 10 marzo del 1952) senza citare il papà, l’ammiraglio Luigi Longanesi Cattani, definito in un libro di Enrico Gurioli (Mursia editore) “il miglior comandante fra i comandanti migliori”, uno con una lunga sfilza di riconoscimenti, capace di affondare col suo sommergibile otto navi nemiche tra il giugno del ’41 e il giugno del ’42, artefice di tante imprese nautiche. «Mi ha lasciato una formazione e una educazione impareggiabili», racconta Francesco, «con un rispetto dei valori che forse oggi sono poco apprezzati ma che per me sono fondamentali».

Le regate intorno al mondo

L’uomo di Prada prima di diventare tale ha fatto di tutto. Il papà, per registrare per bene il Dna, lo ha messo in barca già a cinque anni. Naturali anche i successivi giri di boa della vita: Scuola navale militare Morosini a Venezia, un anno di Accademia navale a Livorno, ufficiale di complemento in Marina, crociera sulla Amerigo Vespucci... Francesco si laurea in Giurisprudenza a Bologna e come ama scherzare “ho salvato dalla galera tante persone non esercitando la professione”. Negli Anni Settanta lo yachting mondiale comincia a scoprire le lunghe regate e Longanesi Cattani è lì. Partecipa al primo giro del mondo in equipaggio, la Withbread del ’73-’74 su Cs & Rb di Doi Malingri. Una regata durissima, nella quale persero la vita tre marinai e alla quale parteciparono mostri sacri della vela come Eric Tabarly. Difende i colori dell’Italia nell’Admiral’s Cup del ’75. Nel ’76 è a bordo di Guia III di Giorgio Falck per partecipare al Triangolo Atlantico. Tre tappe: Portsmouth-Città del Capo, Citta del Capo-Rio de Janeiro (vinta dagli italiani), Rio de Janeiro-Portsmouth. E’ proprio nella terza tappa che succede il fattaccio... Sono le 9.30 del mattino del 9 marzo al largo delle coste brasiliane. Skipper è il francese Jerome Poncet, Longanesi Cattani è il navigatore nonché il secondo in capo. L’equipaggio è composto in totale da sei marinai.

La barca va a fondo

«Sentiamo una grande botta e pensiamo subito alla rottura di una sartia», ricorda il velista italiano. «Ma all’improvviso vediamo apparire tre o quattro orche. Circondano la barca. Nella prua c’è una grossa falla. Proviamo a tapparla con delle vele, dall’interno e dall’esterno, ma il buco è troppo grande. Mettiamo in acqua l’autogonfiabile. Restiamo per ultimi io e Jerome, seduti a poppa, con la prua che si sta inabissando. Ma nel frattempo la zattera si è allontanata di una cinquantina di metri e le orche sono ancora lì. Dico a Jerome che ho letto un libro di Cousteau nel quale si dice che le orche non attaccano l’uomo: “Tu cosa ne pensi?” E lui: “Tra un minuto lo sapremo”... Ci tuffiamo in acqua e raggiungiamo a nuoto la zattera. Le orche stanno ferme lì e non fanno nulla. La barca va a fondo e solo allora se ne vanno. Tutto in un quarto d’ora. Una nave fuori rotta ci viene a salvare in meno di 24 ore, il giorno del mio compleanno! Ricordo ancora a memoria la posizione: Latitudine 9° 40’ Nord, Longitudine 34° 30’ Ovest.».

Il lavoro a Montecarlo

Per quanto forte è solo uno degli episodi fuori dal comune che hanno accompagnato il cammino di Francesco. Giornalista e fotografo per riviste come Vogue o Uomo Mare Vogue del gruppo Condé Nast, attorno ai trent’anni diventa “aiutante di campo” del Principe Ranieri di Monaco. «La persona che fa un po’ da filtro tra il sovrano e il mondo esterno e lo accompagna nei viaggi e nelle apparizioni ufficiali». Per sei anni si dedica in maniera quasi esclusiva al sovrano. Poi, pur continuando a collaborare con la famiglia reale, diventa direttore della comunicazione e delle relazioni esterne della Fia, la federazione internazionale dell’automobile. Si occupa di Formula Uno e di rally. Passa anche per qualche mese in Ferrari. Il primo maggio del 2002 entra in Prada. «Sì, non mi sono annoiato, in effetti ho avuto una vita “diversificata”»... A cosa è più legato: la vela o le auto, l’America’s Cup o la Formula Uno? “«Ovviamente alla vela. É più vicina alla mia formazione (ho iniziato attorno ai 5-6 anni) e alla mia natura. Con mio padre, ufficiale di Marina, grande appassionato di vela, andavamo in barca assieme. C’è una specie di Dna marino in noi... Ma devo però dire che mi è piaciuta molto anche la Formula Uno perché è uno sport dal punto di vista professionale di altissimo livello, una bella sfida. Molto gratificante. Ma se dovete descrivermi mi piace dire che sono uno “Starista”, La classe Star è quella a cui sono più affezionato e sono orgoglioso di aver regatato per una decina di anni ai campionati europei e mondiali».

La casa in Romagna

Longanesi Cattani parla italiano, francese, inglese e spagnolo e come dice lui “inventa” il portoghese. Un giramondo col cuore e non solo in Romagna. «Io, mia moglie e mia figlia abitiamo a Milano. Ma se non sono impegnato fuori per il lavoro ogni fine settimana siamo a Bagnacavallo nella casa di famiglia. I Longanesi Cattani sono a Bagnacavallo dal 1300!».

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