Circolo Velico Ravennate, 70 anni a formare marinai

RAVENNA. Un “porto” nel quale migliaia di persone sono cresciute e dal quale sono partite verso nuovi orizzonti e nuovi “compagni” di viaggio: il mare, il vento, la salsedine, le vele, le sfide, le imprese, l’avventura… Il Circolo Velico Ravennate compie 70 anni. Sabato si è svolta una grande festa al Museo Classis con i soci e gli amici. Normale fermarsi un momento a riflettere su quanto è stato fatto in questi decenni, sulle rotte intraprese.
Ad aiutare in questo c’è il libro “La Storia del Circolo Velico Ravennate”; un lavoro di squadra (testi di Enzo Bruni, Mauro Melandri, Jacopo Pasini, Gianni Paulucci, Matteo Plazzi, Daniela Rossi e Antonio Vettese, il direttore di Yacht Capitale che ha anche fatto da coordinatore generale). Un lavoro realizzato dai soci per i soci e gli amici di un circolo che non è importante solo per la realtà cittadina ma almeno per la realtà nazionale del mondo della vela. I velisti usciti dal Cvr hanno partecipato all’America’s Cup (anche vincendola), alle Olimpiadi, alla Whitbread, all’Admiral’s Cup… Il circolo ravennate rappresenta in Italia il centro d’eccellenza per il match race.
Le origini
Tutto inizia nel Dopoguerra, in piazza del Popolo, dove sono soliti incontrarsi alcuni giovani appassionati del mare. Si ritrovano verso le sette di sera e discutono sulle loro passioni: la vela, il remo, crociere, navigazioni, strumenti, motori… e soprattutto progetti futuri. Nel 1949 tutto questo approda alla costituzione del Circolo Velico Ravennate che all’epoca conta 32 soci e 16 imbarcazioni. Sarà per la bravura di questi fondatori, sarà per la vocazione marittima di Ravenna, nel giro di pochi anni questi soci si moltiplicano. Nel 1955 sono diventati già 99 e 67 sono le imbarcazioni.
Crescono le adesioni e crescono le competenze. Nel 1959 si tengono le regate d’altura con doppia traversata adriatica Ravenna-San Giovanni in Pelago-Ravenna e Ravenna-Sansego-Rimini. Un anno prima era stato eletto presidente Guido Rosetti, un uomo importantissimo nella storia del circolo: resterà in carica fino al 1995 passando attraverso dodici elezioni. Ma il libro ricorda giustamente tutti i presidenti e quanto è stato fatto durante il loro mandato. In ordine rigorosamente cronologico: Gianguido Reggiani, Pietro Grandi, Guido Rosetti, Augusto Poverini, Giuseppe Poggiali, Egidio Dal Fiume e l’odierno Gianni Paulucci, una figura storica oggi promotore di un ricambio generazionale nel consiglio direttivo.
La scuola vela
Ma torniamo agli Anni Cinquanta. Si spinge sulla scuola vela. Fra il 1952 e il 1955 si realizzano spogliatoi, docce e una saletta dove si fa la teoria. Si organizzano eventi internazionali come la regata per Flying Dutchman che porta a Ravenna velisti anche da Francia, Germania, Svizzera e Olanda. Nel corso degli anni sono tanti gli episodi che testimoniano la tenacia e l’inventiva degli istruttori. Nell’estate del 1973 sei derive Flying Junior partono verso Cervia per partecipare a una regata ma non salgono sui carrelli delle auto, scendono in mare e viaggiano lungo costa. Senza barche appoggio. Tutto a un tratto arriva uno “scuro” minaccioso e i ragazzi fanno appena a tempo a portare le barche in secca sulla spiaggia con la sabbia polverizzata dalle raffiche di vento. Non c’erano né smartphone né telefonini per avvisare i genitori. Si aspetta la fine della buriana e si riparte…
“Sfida” alle mucillagini
Negli Anni Ottanta ormai la scuola vela è riconosciuta come una delle più grandi d’Italia. A disposizione dei corsi ci sono 9 classe 420, 12 classe Fj, 40 Optimist e un Caravel. Nel 1989 ci sono 300 allievi, 30 istruttori e 67 barche. Arrivano le mucillagini. La zona meno infestata è quella a riva. Mario Saragoni, in quegli anni direttore della scuola, decide di tagliare le derive dei tre Optimist più datati. Gli istruttori infilano gli stivali da pesca e vanno in acqua a seguire le evoluzioni dei piccoli velisti nell’acqua bassa. Passione e inventiva…
Dal 1995 al 2007 il Trofeo Challenge Roberto Trombini di match race porta a Ravenna gente come Russel Coutts, James Spithill, Ben Ainslie. Allo stesso porto è legato ovviamente anche il nome di Cino Ricci, l’indimenticato skipper romagnolo di Azzurra, la prima sfida italiana all’America’s Cup che qui fece una delle sue basi. Dice: “Il Circolo Velico Ravennate è sempre stato un appoggio per me”. Al circolo è cresciuto anche Matteo Plazzi che quella coppa l’ha vinta a bordo di Bmw Oracle battendo Alinghi a Valencia, una delle tante perle di una grande carriera che lo ha portato fra l’altro anche a partecipare all’ultima Withbread, il giro del mondo in equipaggio ora Volvo Ocean Race.
Nel libro tanti aneddoti, tante storie. E soprattutto il ricordo di un’epoca irripetibile, quando con una barca di otto metri sembrava normale andare in Croazia, scendere fino alle Isole Ioniche e magari spingersi fino all’Egeo. Quando le traversate si facevano guardando la bussola e segnando i punti nave sulla carta, senza Gps o carte digitali. Un’epoca che vedeva Raul Gardini portare a Ravenna barche sempre più performanti, da Naso Blu al primo Moro di Venezia (1976) che qualche anno dopo (1987) vinse la Barcolana col guidone del Circolo Velico Ravennate.
Il passaggio di testimone
Un’epoca però che non ha lasciato solo ricordi ma che ha anche seminato tantissimo. Epaminonda Ceccarelli, che dal suo studio sfornava progetti che girano ancora oggi in tanti porti del Mediterraneo, ha passato il testimone al figlio Giovanni, progettista di fama che ha firmato anche barche di America’s Cup (tanto per intenderci…). Ai bravi velisti di ieri succedono quelli di oggi, come lo specialista di match race Jacopo Pasini, che continuano ad arricchire l’albo d’oro dei campioni del circolo.
Una lunga storia che continua…

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