Arditi a Predappio: "Commemoriamo i fascisti che hanno dato la vita per degli ideali"

Oggi nelle strade di Predappio si festeggia la liberazione del fascismo, domenica, invece, sono attese centinaia di camicie nere in occasione delle celebrazioni per il centenario della marcia su Roma. A organizzare il corteo sarà la sezione di Ravenna degli Arditi d’Italia.


Mirco Santarelli, referente dell’associazione Arditi d’Italia di Ravenna, perché ritenete la commemorazione un “obbligo morale”, come l’ha definita?

«Nel 1938, anno del maggior consenso del fascismo, l’80% degli italiani quindi 32 milioni di cittadini, erano iscritti al partito fascista. Queste persone hanno seguito in buonissima fede i loro leader: sono andati in guerra, hanno combattuto, sono morti, hanno sofferto, sono stati braccati e uccisi dai partigiani. Insomma, sono persone che hanno dato la loro vita per degli ideali, giusti o sbagliati. Non vedo per quale motivo oggi, la sinistra si scandalizza se andiamo a commemorare queste persone, sono esseri umani. Se è vero che la sinistra si batte tanto per i diritti dei più deboli, perché deve considerare come dei demoni i loro nonni? Perché, alla fine, un parente fascista lo abbiamo avuto tutti. Io vado là a commemorare queste persone».


Cita il 1938 come anno di boom di iscrizioni ma, in quell’anno, la mancanza di adesione al partito rendeva impossibile lavorare…

«In tutte le società mondiali, chi comanda gestisce il lavoro. Perché, secondo lei, fino a pochi giorni fa, la sinistra non gestiva la magistratura, le scuole? Negli anni ’50-’60 se volevi diventare professore dovevi prendere la tessera della Democrazia cristiana. È la storia. Non è bella, perché non è giusto e tutti decantiamo la libertà, ma non è così, non lo è mai stato e mai lo sarà».


Lei è referente dell’associazione Arditi d’Italia: chi siete e quali sono gli ideali a cui vi ispirate?

«Gli Arditi d’Italia è un’associazione di persone che ricorda i loro avi, quei volontari che nel 1917, durante la prima guerra mondiale, andavano a morire nelle linee nemiche per poter permettere all’esercito di conquistare la trincea avversaria. Adesso si chiamano “incursori” e sono un élite di combattenti».


Il governo che si è insediato da poco viene considerato quello più a destra della storia della Repubblica: vi ritrovate negli esponenti e nel programma del governo?

«No. Diciamo che, visto le terrificanti delusioni politiche che abbiamo avuto, credo che gli italiani abbiano votato l’unica idea meno peggio. Io mi considero anti-comunista, anti-sinistra: oggi sono contento che abbia vinto questo centrodestra, che non è una destra ma un centrodestra».

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