Rimini, violenza sessuale su minore autistico: educatore a rischio processo

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Educatore indagato per violenza sessuale ai danni di un minore autistico. Ora, dopo dieci anni, l’uomo rischia di andare a processo. Si tratta di una vicenda che parte dal 2012, anno in cui la presunta vittima era minorenne. Il professionista era stato chiamato dalla famiglia del ragazzino per quello che, stando agli intenti, doveva essere un normale percorso di accompagnamento e di accudimento. Padre e madre si erano affidati a questa persona che aveva anni di esperienza alle spalle per questo lavoro molto delicato, che era andato avanti nel tempo senza però che si manifestasse alcun problema. Niente almeno fino al 2017, quando alcuni dubbi erano sorti dopo alcune segnalazioni da parte di un insegnante di sostegno di un istituto che il ragazzino frequentava. Le ipotesi di reato erano infatti emerse in base a delle indicazioni che il ragazzino affetto da autismo avrebbe esternato con una ricostruzione fatta di gesti e parole, in merito a presunte violenze riferite agli anni passati con il suo educatore del tempo. A quel punto la famiglia del ragazzino ha presentato denuncia, la procura ha aperto un fascicolo e da lì sono scattate le indagini. L’uomo si è quindi affidato ai legali Diego Pensalfini e Martina Montanari, per questo caso per niente facile, vista anche la presenza di un minore da tutelare affetto da sindrome d’autismo, quindi con una inclinazione all’isolamento affettivo e una incapacità a rapportarsi con gli altri, accompagnata spesso da una percezione sensoriale modificata e difficoltà di linguaggio.

Si torna davanti al giudice

E in un primo momento il magistrato aveva fatto richiesta di archiviazione: nominati infatti dei professionisti, tra cui uno psicologo, era emerso che il ragazzino non aveva una capacità di testimoniare tale da potere essere presa in considerazione e chiedere quindi un rinvio a giudizio. Il giudice per le indagini preliminari, vista la complessità e la delicatezza del caso in esame, ha però chiesto una proroga per le indagini. Il tempo è passato e dal 2017, anno in cui è stata presentata la denuncia, si è arrivati ai giorni nostri. Nel frattempo il ragazzino è cresciuto ed è diventato maggiorenne. E nelle prossime settimane si andrà di nuovo davanti al giudice per le indagini preliminari per un incidente probatorio: le controparti porteranno di nuovo dei professionisti per valutare se la presunta vittima di violenza è in grado di testimoniare in merito a quanto accaduto in passato. Solo una volta stabilita la sua “affidabilità”, per l’educatore potrebbe arrivare il rinvio a giudizio. O l’archiviazione, per mettere un punto definitivo.

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