Violenta la vicina disabile a capodanno. Lo arrestano a Ravenna

La cercavano tutti in città. Ovunque. Familiari, vicini, conoscenti, e col passare delle ore anche le forze dell’ordine, mentre i festeggiamenti per il capodanno entravano nel vivo. Temevano si fosse persa, disorientata per via del disturbo mentale di cui soffriva fin dalla nascita. Non potevano nemmeno lontanamente immaginare che in realtà fosse prigioniera a pochi passi da casa, nell’abitazione di un uomo arrivato appena un mese prima, che in quelle ore, mentre i primi botti annunciavano l’avvicinarsi della mezzanotte, ha approfittato del suo disagio per sequestrarla e abusare di lei. Un incubo avvenuto in provincia di Napoli, che ha dato il via a un’inchiesta giunta alla svolta nei giorni scorsi a Ravenna. Abitava qui il 55enne di origini pakistane, scampato al linciaggio di un’intera comunità quella notte di ormai 8 mesi fa. Lo hanno arrestato e portato in carcere i carabinieri di via Alberoni, sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare che lo vede indagato per sequestro di persona e violenza sessuale pluriaggravata.

Scomparsa per 4 ore

Tutto questo tempo è stato necessario agli inquirenti per raccogliere le testimonianze, ma soprattutto per consentire ad esperti, fra medici, psicologi e psichiatri di affrontare con la ragazza, sui 30 anni, il trauma vissuto quella notte. Emerge tutto questo dall’ordinanza choc vergata dal giudice per le indagini preliminari Vera Iaselli. Sono le 17.30 circa quando la madre della vittima si accorge che la figlia non è in casa con la nonna. Iniziano le ricerche che coinvolgono tutta la famiglia, padre, fratello, sorella, cugini. Urlano il suo nome nel quartiere, fra le case del vicinato, ma nessuno risponde. Allora il paese intero si mobilita, dividendosi in gruppi e arrivando perfino nelle località vicine. Finché l’attenzione non cade al piano terra del palazzo in cui la 30enne viveva. Nel cortile c’è una bici, usata dal “Pakistano”, quel nuovo arrivato che aveva chiesto aiuto ai familiari della ragazza per l’acquisto di una lavatrice e che per quanto a loro conoscenza, mai e poi mai avrebbe lasciato incustodito il velocipede se si fosse trovato fuori casa. Eppure, porte e finestre erano sbarrate. Bussano, gridano, ma nessuno risponde. Il sospetto però ha la meglio; forzano il cancello, sfondano la porta e dentro, nel corridoio buio, illuminato con le torce dei telefoni, c’è lo straniero. Prova a frapporsi fra gli intrusi e la camera, ma è un attimo ed entrano, trovando sotto il letto la giovane in stato confusionale. Mentre l’accompagnano fuori sviene. È a quel punto che i timori su quanto possa essere accaduto in quelle quattro ore di silenzio, si fanno vivi, trovando poi conferme in ospedale.

La verità due mesi dopo

Una trentina le persone che fanno rotta verso casa del 55enne, trovando però i carabinieri a sventare il regolamento di conti. Ai militari l’uomo racconta la propria versione. Sostiene che sia stata la ragazza a entrare nelle sue stanze e di non essere voluta uscire nonostante le voci che la cercavano. La verità, secondo l’accusa, emerge grazie a un delicato incontro con la vittima, 52 giorni dopo i fatti, durante il quale uno psichiatra riesce a farle ricordare le ore passate al buio in casa del vicino. Dice di essere stata attirata con la scusa di un regalo, una penna che le piaceva e di essere stata tirata dentro per un braccio. Portata in camera da letto spogliata, descrive che cosa è accaduto, ne parla come “qualcosa di sporco”.La sua voce, candida e ingenua come quella di una bambina, viene ritenuta credibile dal giudice, che nell’ordinanza parla di «attuale pericolo di reiterazione» e di «personalità incontrollabile, impulsiva, persistente nel delinquere» dell’indagato, tale da rendere inevitabile la custodia in carcere.Misura eseguita appunto a Ravenna, dove nel frattempo lui era tornato con la moglie. Interrogato, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nel frattempo è stato trasferito in carcere a Napoli.

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