Valleverde fa le scarpe a tutti: un milione di paia sul mercato

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Quando a marzo del 2015 ha tirato fuori dal portafoglio 9 milioni di euro più le tasse, rilevando così l’azienda dal tribunale di Rimini, nessuno avrebbe scommesso sul rilancio del marchio Valleverde. Invece, dopo sette anni l’imprenditore di Fusignano Elvio Silvagni ha rimesso in sesto l’attività, riaprendo i canali con i fornitori e mettendo in piedi una nuova rete di vendita. Pochi giorni fa sono stati resi noti i risultati, e la Silver 1, società titolare del brand nato a Coriano negli anni Settanta, ha chiuso il fatturato 2022 a quota 25 milioni di euro, con 1 milione di paia di scarpe immesse sul mercato.

Partiamo da una visione generale: come il contesto macroeconomico ha impattato in questi anni sul vostro prodotto e come sta evolvendo in questa prima parte di 2023?

«Come potrà immaginare, col Covid abbiano sofferto non poco, come del resto ha sofferto tutta l’imprenditoria in generale. Ma diciamolo onestamente: le scarpe in quei momenti non erano certo il primo pensiero delle persone. Dalla crisi sanitaria ne è seguita una economica, con la speculazione che ci ha portato ad un aumento nei costi delle materie prime e della produzione. Ora dicono che i prezzi stanno calando e che il picco dell’inflazione è stato superato; tuttavia, se mi chiede come sta andando questo inizio anno la risposta è che stiamo continuando a pagare una marea».

Come avete affrontato ciò di cui parla: aumentando i prezzi dei vostri prodotti o cercando nuovi fornitori?

«Per quanto riguarda i fornitori abbiamo mantenuto quelli che avevamo, perché con la situazione che si era creata andare alla ricerca di nuove avventure non aveva senso, oltre al fatto che sarebbe stato piuttosto rischioso. Sui prodotti, invece, abbiamo applicato un rincaro del 10% sul listino estivo e un ulteriore 10% su quello invernale. Tuttavia, anche sotto questo profilo dobbiamo stare attenti, perché i salari non sono stati adeguati e il potere d’acquisto delle persone cala di giorno in giorno».

Parliamo allora di Valleverde. Per quanto il marchio fosse divenuto importante, far ripartire una società ferma non è semplice. Quali strategie ha adottato?

«Non è stato facile, ma abbiamo profuso il massimo impegno per far ridecollare Valleverde. Quello che abbiamo fatto è stato partire da un consolidamento del mercato italiano, attivando agenti in tutte le regioni d’Italia, ricreando una rete commerciale che ormai non c’era più, partecipando a fiere e riattivando il canale della pubblicità».

E l’export?

«Al momento per noi è ancora un mercato di nicchia. Siamo presenti prevalentemente in Svezia, Norvegia, Ungheria e Slovacchia; territori nei quali, con lo scoppio della guerra in Ucraina, hanno contratto il loro volume d’affari».

Oggi in quanti negozi siete presenti?

«Abbiamo 1.200 clienti sparsi per tutta l’Italia, oltre al negozio diretto “Scarpe Più” all’interno del centro commerciale Globo di Lugo. A Coriano, invece, c’è l’outlet».

Su quale target vi siete posizionati?

«Ci siamo posizionati si una fascia media, con prezzi al cliente finale che variano dagli 80 ai 120 euro. Questo ci permette di arrivare ad una fetta importante di persone, mantenendo però alta la qualità, con scarpe realizzate per lo più in pelle. Il 65% del fatturato è generato dalle calzature donna, mentre il restante 35% da calzature uomo, junior e accessori».

Seguendo le regole della moda, avrete già venduto il catalogo dei prodotti primavera/estate, quindi le chiedo: quali sono i primi risultati di quest’anno?

«Come abbiamo reso noto la scorsa settimana, abbiamo chiuso il 2022 con un fatturato di 25 milioni di euro. Sulla base delle vendite dei prodotti primavera/estate, che abbiamo concluso da poco, posso dire che i primi sei mesi del 2023 saranno addirittura superiori a quelli dell’anno scorso. Certo ora dovremo vedere come proseguirà il resto dell’anno, perché capire dove va il mondo non è semplice in questo contesto, quindi viviamo alla giornata».

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