Belli i complimenti ai giovani che spalano, ora magari iniziamo ad ascoltarli

Dal fango è emersa una Cesena nuova, di cui nessuno si era accorto. Giovani, giovanissimi, scout, comunità, sportivi: muniti di pala e stivali, materializzati sulla scena del disastro in meno di 24 ore. Tutto questo è stato bellissimo, per certi versi sorprendente e inatteso. Ma solo per chi non voleva vedere. La tragedia dell’alluvione ha mostrato che esiste già una “nuova” Cesena: giovane, diversa, solidale.
Giovane: a spalare il fango c’erano migliaia di ragazzi, gli stessi che ci avevano avvertito che l’ambiente deve essere una priorità, che il cambiamento climatico non è una favola. Spesso derisi, sono arrivati in massa. Guardateli bene quelle ragazze e quei ragazzi: sono gli stessi che, una volta terminata l’emergenza, verranno nuovamente bollati come scansafatiche e si sentiranno dire che non c’è più la voglia di lavorare di una volta.
Diversa: nel momento del bisogno, tante differenti comunità si sono strette attorno alla città. Universitari fuori sede, associazioni sportive, ultras, gruppi spontanei che si sono aggregati, comunità etniche. Per giorni interi, accomunati dalla pala e da Romagna Mia, hanno dimostrato che il tessuto della città è vivo, ed è molto più sfaccettato di quanto si potesse pensare.
Solidale: esiste un mondo intero di associazionismo che negli anni ha ricevuto molto meno di quanto abbia dato. Gli scout, prima di tutto: in prima linea contro il fango, come lo erano contro la neve nel 2012. A spalare ma anche a fare quel prezioso lavoro di coordinamento, organizzazione, senza il quale la gestione delle emergenze non sarebbe possibile.

La nuova Cesena deve ripartire da qui. Ed è la stessa Cesena cui la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha teso la mano, che è stata prontamente riempita con una piadina. Per coloro che in tutti questi anni si chiedevano polemicamente dove fosse l’Europa, beh, era in via Ex tiro a segno, dietro la parrocchia di San Rocco.
La nuova Cesena ha bisogno di essere ascoltata e raccontata. Dalla politica, dal volontariato, dai media. Magari i burdél de paciùg non hanno solo stivali e pale, ma anche idee. Andare ad ascoltarle non farà male. Cesena ha un’occasione unica per aprirsi e cambiare: si sono persi anni a parlare di parcheggi, negozi e supermercati, anni intrisi di nostalgia social verso la Cesena di una volta, mentre nella Cesena di oggi la terra attorno a noi stava franando. Nel momento del bisogno, una nuova Cesena è emersa dal fango. Ora merita di scrivere il futuro della città.

(Francesco Gualdi, Ph.D. The London School of Economics and Political Science)

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