Una mostra celebra i 70 anni del distretto dell’upstream ravennate

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Dall’intuizione di Enrico Mattei agli odierni progetti di creazione di energia da moto ondoso, oltre alla cattura della CO2. Il distretto dell’upstream ravennate compie settant’anni e rappresenta, dal 1952, una delle punte più avanzate nella tecnologia legata al ramo energetico. E adesso una mostra ne racconta i passaggi storici, il vissuto, i personaggi che ne hanno caratterizzato la vita. Lasciando intravederne, contemporaneamente, le prospettive. “70 anni e oltre. Il Distretto Upstream di Ravenna, la sua storia, il suo futuro”. È questo il titolo della mostra fotografica che viene inaugurata oggi da Eni e che apre le sue porte ai cittadini presso i Chiostri Francescani di via Dante Alighieri, per celebrare il compleanno di una delle componenti fondamentali dell’economia ravennate e romagnola. Un racconto che, immagine dopo immagine, tratteggia la storia di una realtà produttiva strettamente legata alla città. Studiata, a livello urbanistico, perché il nucleo cittadino rimanesse distante e distinto dall’attività del distretto, ma che ha sancito lo sviluppo moderno della provincia, risultando per lungo tempo un elemento strategico per il fabbisogno energetico nazionale.

Tutto dalla scoperta di quel primo giacimento, onshore, a nord di Ravenna. Era appunto il 1952 e l’Agip Mineraria darà il via alle grandi scoperte che cambieranno il destino energetico non solo italiano, ma mondiale. Di lì a breve, infatti, è il 1959, sorgerà la prima piattaforma offshore: si tratta della Scarabeo, la prima in Adriatico. E’ il 1960 quando il giacimento Ravenna Mare è effettivamente operativo. La tecnologia sviluppata in Romagna diventa poi strategica nel cambiamento del settore nel mondo. Nel giro di poco Ravenna, infatti, diventa un polo di innovazione sul territorio nazionale, un vero e proprio laboratorio a cielo aperto di esperienze e saperi. Se nella fase di costituzione del Distretto si va negli Stati Uniti per apprendere il mestiere e sperimentare le tecnologie di frontiera, in quelle successive si passa prima da Ravenna per poi andare all’estero.

L’insieme delle esperienze fatte in Adriatico permettono all’azienda e alle sue menti di muoversi con sicurezza in un ambito, quello delle trivellazioni a mare, che negli anni Sessanta vede in rapida sequenza: lo sviluppo dell’offshore iraniano, quello del golfo di Suez, quello del mare del Nord e quello delle acque del Congo.

A Ravenna si sono sviluppate le basi di quella tecnologia che l’azienda applica poi in tutti i mari del mondo.

Su spinta degli sviluppi del metano, prima, e della petrolchimica, poi, il territorio fa il grande salto da un’economia prevalentemente agricola a una in cui l’industria diventa il settore prevalente. Nasce e si consolida quel tessuto di imprese, sia di grandi dimensioni che artigianali, che tuttora contribuiscono al successo delle attività intraprese.


La produzione del Distretto di Ravenna conferma l’Italia come uno dei grandi produttori europei di gas, tanto che a rilegittimare il ruolo di Ravenna come capitale mediterranea dell’offshore inizia a svolgersi qui, nel 1993, l’Offshore Mediterranean Conference, uno dei più prestigiosi eventi mondiali di settore che da allora si tiene ogni due anni in città. Ed è così che questo grande patrimonio di conoscenza torna a rinsaldare il proprio rapporto con il capoluogo bizantino.

Il suo racconto, scatto dopo scatto, è infatti leggibile nella mostra allestita nella "zona del silenzio" ravennate e potrà essere visitato fino al 27 dicembre prossimo.

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