Folla per l'addio a Elia Della Corna, ucciso da una valanga: "Solo chi vive amando trasforma un funerale in una festa"

Nella foto posta sopra la bara, Elia Meta Della Corna sembra sorridere alla folla di persone che, ieri, ha gremito la chiesa di Santa Margherita ad Entrèves a Courmayeur. La comunità valdostana e quella di Santa Maria Nuova si sono strette nell’ultimo saluto al finanziere 37enne ucciso da una frana sul monte Tsanteleina in Val di Rhemes al confine con la Francia, assieme a Sandro Dublanc e Lorenzo Holzknecht durante un’uscita prevista dalla scuola per guide alpine che stava frequentando. «Aveva una forza, un’energia, che solo una valanga può aver fermato – ha detto il fratello Mattia Della Corna –. Gli erano caduti addosso sassi grandi come frigoriferi. Era già scampato a cose del genere, stavolta, no». Nelle parole di chi lo ha visto crescere viene tratteggiato il carattere altruista di chi «ha scelto di porre la vita nelle mani degli altri e di andare ad aiutare gli altri, prima nella Marina e poi nelle Fiamme Gialle. Sorrideva sempre, ma si arrabbiava anche, era un terremoto buono», lo descrive con affetto il fratello. La Romagna che aveva lasciato undici anni fa per raggiungere la Valle d’Aosta assieme alla moglie Chiara, era rimasta nel cuore di Elia che periodicamente tornava nella piccola frazione di Bertinoro dove è cresciuto e dove vive parte della sua grande famiglia. L’amore per la vita e per il prossimo, che metteva in pratica ogni giorno attraverso il suo lavoro che amava tanto, ha trovato eco in quell’ondata di affetto capace di trasformare la triste liturgia dell’ultimo saluto terreno in un momento in cui c’è stato spazio tra le lacrime, anche per sorrisi e gioia nel celebrare la vita piena del finanziere romagnolo. Una sensazione colta anche da don Marino Colombo, parroco di Entrèves, che ha celebrato il rito assieme ad altri sette sacerdoti: «Oggi solo una persona vissuta amando – ha detto durante l’omelia – poteva trasformare un funerale, che pur rimane un luogo della serietà, in una festa». Le lacrime non sono state trattenute quando a prendere posto tra i familiari di Elia, all’interno della chiesa, è stato Giorgio, il figlio di nemmeno cinque anni. «Elia ci ha lasciato il suo zaino, pesantissimo – ha detto il collega Francesco –. Chi resta ha il dovere di continuare a nome di colleghi e amici, l’augurio è di riuscire a dare corde sicure e chiodi ben piantati a tutti coloro che ne avranno bisogno, come sarebbero riusciti a fare Elia, Lorenzo e Sandro», riferendosi alle altre vite spezzate dalla valanga. «Elia è morto ai nostri cinque sensi, ma è vivo - ha detto il fratello Mattia -. È già in cima a tutti i monti, che se la ride e se dopo tre giorni ho smesso di piangere è perché so che un giorno ci ritroveremo».