Un ex bancario riminese è il mecenate di Mondaino: la sua casa diventa un museo

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Anche Mondaino avrà il suo mecenate. Sta per aprire le sue porte “RiBo 104” la dimora che non ti aspetti, pensata per ospitare mostre e artisti. Bancario in pensione, il 73enne di Rimini Ambrogio Borsani non ha confidenza solo con numeri e scadenze, ma anche con l’arte contemporanea. Una passione che ha coltivato sin dall’adolescenza con letture e visite a musei della terra natale, la Lombardia, e che poi ha condiviso assieme alla moglie Daniela Rigotti. Finché nel 2011 si trasferisce con lei a Rimini, «il posto più bello del mondo» e decide di trasformare la propria seconda casa di Mondaino, sempre nella provincia riminese, in sede di esposizioni e locus amoenus per artisti selezionati. Con un obiettivo, rimarca Borsani, «esclusivamente culturale e senza scopo di lucro».

Il progetto

Nel dettaglio la dimora si chiamerà RiBo 104, dalle iniziali del cognome suo e della consorte, con l’aggiunta del numero civico della strada dove sorge, via Roma. E Borsani mette i puntini sulle “i”: «Ospiteremo iniziative private per valorizzare pittura e scultura, avvalendoci delle relazioni maturate negli anni, poi sfociate nel progetto ormai agli sgoccioli». Dopo un anno di lavoro, si avvicina infatti il taglio del nastro previsto per il prossimo 22 ottobre alle 16. Già spediti intanto gli inviti «a critici d’arte e giornalisti come il milanese Giorgio Seveso». Quanto alla ristrutturazione, ricorda che è stata affidata «allo studio dell’architetto clementino, Stefano Zaghini».

La campanella

Che la dimora serbi qualcosa di speciale, Borsani lo puntualizza subito: «L’edificio sorge davanti all’ex convento delle Clarisse e ne condivide la datazione al 17° secolo. Nel dettaglio era lo stabile regalato alla signora Donati, ormai scomparsa, e noto con un giro di parole: “la casa della Maria delle suore”». In merito racconta un particolare curioso: «Dal monastero partiva una corda che attraversava la strada arrivando dentro la casa di Maria. L’estremità era collegata a una campanella che le monache facevano suonare in caso di bisogno, tirando il loro capo della fune. Così, continua ancora Borsani, non violavano la clausura e la donna accorreva per sbrigare commissioni o cucinare per il sacerdote giunto per confessare». Ora la svolta: due destini opposti taglieranno anche l’ultimo filo dei ricordi. Mentre il monastero, chiuso dal 1969, riaprirà i battenti solo in corrispondenza del Palio del daino, la casa ora di sua proprietà godrà di un nuovo inizio. E l’ex bancario scende nei dettagli: «Parliamo di 7 vani che si sviluppano su circa 200 metri quadri, tra cui due sale espositive più dispensa, cucina e lavanderia, nonché doppi servizi, senza dimenticare una grotta separata dal resto del complesso che in futuro ospiterà reperti etnografici. E non è tutto perché la casa gode anche di un affaccio su un giardino».

Prossimi passi

Un ambiente, prosegue ancora il 73enne, dove artisti selezionati da lui e la moglie potranno dimorare per brevi soggiorni, «fermo restando che busseranno alla porta solo dopo accordi pregressi. Per essere accolti non sarà tuttavia necessario esporre e durante la permanenza i prescelti potranno lavorare in loco e ritrovare ispirazione», chiarisce il visionario proprietario che confessa: «Non so neanche tenere in mano una matita ma nella mia fucina non mancheranno mai idee». Nel prossimo futuro RiBo 104 avvoglierà quindi altre Muse, dalla musica alla poesia, in base a inclinazioni e ricerche del mecenate. Che conclude ponendo l’accento su «progetti da attivare con le scuole di musica, di cui tuttavia è prematuro parlare».

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