Ucraina, terremoti, alluvioni: il soccorso arriva dagli alpini
Alluvioni, terremoti, tempeste. Perfino operazioni a supporto dei profughi ucraini. Non c’è emergenza che tenga. I volontari alpini dell’Ana sono subito lì. Sul campo. Ad operare. A portare aiuti e prestare assistenza. Racconta Andre De Broi, coordinatore della Protezione civile Ana: «Nei primi giorni di guerra in Ucraina, marzo scorso, abbiamo operato, in sinergia con le Regioni Lombardia e Veneto, come vettori e trasportato in due fasi successive, su grossi autocarri, da Palmanova al confine tra Romania e Ucraina, 23 ambulanze di primo soccorso. Un intervento che ha visto all’opera una quarantina di alpini Ana, cioè volontari in congedo. Non solo – aggiunge De Broi -. Per una decina di giorni, abbiamo gestito un hub, ai confini con la Polonia, per il supporto profughi. Con un medico, una psicologa, due interpreti e un capo- team, abbiamo assistito donne, bambini, anziani, che giungevano lì, in fuga dalle bombe, spaventati e sotto choc, fino al loro viaggio in Italia, in quelle città da loro indicate, su pullman e mezzi per il trasporto civili». Queste, naturalmente, le operazioni più recenti. Perché gli alpini volontari hanno una lunga tradizione di interventi durante le emergenze. «Nel 2016 – continua De Broi - siamo andati ad Arquata del Tronto a portare aiuti alle popolazioni colpite dal sisma. E abbiamo, dapprima, montato una tensostruttura, provvisoria, adibita a scuola. E poi, in seconda battuta, abbiamo realizzato una struttura modulare fissa, che ha ospitato gli studenti del luogo. Per tutto il mese di ottobre, una ventina di alpini, suddivisi in turni di una settimana, hanno lavorato giorno e notte. Mi hanno detto che l’immobile è ancora operativo, come sede degli uffici del Comune di Arquata. E questo non può che farmi piacere». Purtroppo in Italia di terremoti ce ne sono stati tanti. E tutti devastanti. «Come dimenticare L’Aquila e, poi, l’Emilia – sottolinea ancora il coordinatore della Protezione civile Ana -. In Abruzzo siamo arrivati subito dopo la scossa devastante del 6 aprile 2009. E, quaranta alpini, in turni di sette giorni, da aprile a novembre, hanno lavorato all’allestimento di un campo base, per trecento sfollati, a San Demetrio Ne’ Vestini. E, in una fase successiva, alla creazione di un altro campo base, a Sassa Scalo, molto più grande, per mille persone. In Emilia, invece – continua il racconto De Broi – arrivammo, anche in quel caso, a pochi giorni di distanza dalla forte scossa del 20 maggio 2012. E, a Cento, costruimmo un campo di accoglienza, con cucine, bagni, camere da letto, per cinquecento sfollati. Cosa dire? Sono esperienze che non si dimenticano – ricorda commosso l’alpino -, che ti restano stampate nella memoria. Tutta quella gente che soffre, che si dispera, per la perdita di qualche caro. Come i profughi ucraini. Smarriti, terrorizzati. Speriamo che termini presto questa guerra». E poi ci sono le alluvioni, durante le quali gli alpini dell’Ana operano, solitamente, in interventi di ripristino ambientale. «In Piemonte, un paio d’anni fa – conclude De Broi – un centinaio di volontari ha lavorato per un mese e mezzo, a supporto degli sfollati e nell’opera di ripulitura strade da alberi, rocce e detriti vari. E, a fine ottobre del 2018, a seguito della disastrosa tempesta di Vaia, in Veneto, salimmo in mille, tutti alpini in congedo, per ripristinare la viabilità: le strade erano diventate delle vere mulattiere. Ricordo che per raggiungere la Valle impiegammo 4 giorni, tanto era il disastro».