Tre sottoscrizioni per il bimbo morto nell'incidente a Cesena

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Continua il fiume di solidarietà a Cesena dopo la morte di Yahya Mohamed Djerir: il bimbo di 7 anni caduto mentre pedalava sulla pista ciclabile della via Cervese e morto per l’impatto con un bus di linea. In queste ore a casa della famiglia Djerir hanno portato il proprio abbraccio al padre Imad, alla madre Halima, alla sorella ed ai fratelli di Yahya, anche l’Imam locale assieme alla associazione islamica che gestisce il centro di preghiera di Torre del Moro, assieme a tanti amici della coppia, arrivati anche da fuori Cesena. Nella religione islamica il lutto familiare dura tre giorni. Dopo i quali (anche se si tratta di una cosa difficilmente applicabile) la vita dovrebbe ricominciare a scorrere. Nella consapevolezza che un bimbo di quell’età è destinato all’immediato paradiso. Al quale chiamerà anche i suoi genitori nel giorno del giudizio. Come premio per quanto hanno sofferto in terra nella sua perdita. Ancora non c’è il nullaosta della procura per le esequie. Ancora non si sa dunque se la preghiera funebre verrò fatta fuori dall’obitorio del Bufalini o direttamente al cimitero islamico di Moteaguzzo dove le spoglie di Yahya riposeranno dopo il funerale. La comunità islamica ha iniziato una raccolta fondi per aiutare la famiglia di Yahya. Raccolta che si unisce a quella voluta dalla polisportiva Rumagna su Goifoundme (che quando questa edizione del Corriere è andata in stampa aveva superato le 300 donazioni e abbattuto il muro dei 6.000 euro) e ad una terza avviata dalla parrocchia di Villachiaviche che Yahya frequentava assieme agli amici del centro estivo. «Inutile descrivere lo stato d’animo di questi giorni - ha detto ieri don Daniele Bosi - Nella mia piccola esperienza di parroco, non avevo mai toccato da vicino la morte di un bimbo. Quasi come non fosse vero in questi giorni mi pareva di vedere Yahya giocare nel cortile della sua casa. Spero che la gente non si scordi subito di questa vicenda, come a volte capita. Tra mille immagini e parole mi passano davanti agli occhi i recenti momenti del centro estivo dove Yayha era presente. Me lo ricordo lì, in chiesa insieme agli altri bimbi, che faceva le cose proposte come gli altri: grande segno di apertura da parte della sua famiglia musulmana. Mi sto accorgendo in questi giorni di quanto si possa essere legati, anche se di religioni diverse. Come parrocchia abbiamo avviato una raccolta fondi: un gesto che anche altri enti stanno facendo. Di certo il giorno della sepoltura di Yahya faremo un momento di preghiera e di saluto davanti alla chiesa di Villachiaviche, per dare ai compagnetti e agli amici tutti la possibilità di essere presenti».

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