Tra i campi allagati di Bagnacavallo, con gli animali alle prese con la natura che si ribella - Gallery

Il disastro dei giorni scorsi riaccende inevitabilmente il dibattito sul cambiamento climatico e su tutti gli accorgimenti non più rimandabili per tutelare il nostro territorio. Nei campi di Bagnacavallo, anche gli animali hanno pagato dazio di fronte alla natura che si ribella.
Il lago di Redino
Sembrava un lago Bagnacavallo, questo è certo, ma forse è proprio grazie a un vero lago che molte abitazioni e attività si sono salvate dalla violenza dell’inondazione di mercoledì scorso. Del Meeple Lake di via Redino inferiore, purtroppo, oggi è rimasto ben poco. Il noto laghetto di pesca sportiva infatti è stato sommerso dall’acqua per un’altezza di oltre otto metri: le strutture fisse, come il bar, sono state sradicate dal suolo e ora galleggiano su quella distesa di acqua torbida.Il tutto è avvenuto nel giro di una decina di ore, sotto lo sguardo inerme dei gestori, Alessandro e Sofia, che quasi non credevano ai loro occhi. L’adiacente bacino di laminazione Redino (realizzato su un’area di 5 ettari, profondo 6 metri e avente una portata di oltre 300mila metri cubi) si è riempito in pochissimo tempo e così quelle acque hanno cominciato ad avanzare già dalle prime ore della mattina. Sul loro percorso però hanno trovato un altro spazio in cui morire. E così una parte della città è stata graziata.
«È successo tutto in così poco tempo che non abbiamo potuto fare nulla – racconta la coppia – anche se contro la violenza di quelle acque non c’era nulla da fare. Un vero disastro, ma ancora è difficile fare una stima dei danni. Nel laghetto c’erano svariate tonnellate di pesci d'acqua dolce, tranne siluri e storioni, che non dovrebbero però essere usciti grazie alla recinzione. Adesso il livello è sceso di un metro da ieri ma per uno che non sia mai venuto qui dentro è difficile farsi un’idea di cosa sia successo. Noi riapriremo – assicurano – però serviranno almeno due mesi di incessante lavoro e ostinazione».









