I pappataci sono tornati ad invadere prepotentemente le zone del Cesenate. E con essi sono tornate improvvisamente ad esplodere i casi di Toscana virus nel territorio. La fastidiosissima meningite collegata alla malattia, fino a pochi anni fa davvero rara anche in Romagna, lo scorso anno era emersa alla ribalta a partire dalla seconda metà di agosto, con gli specialisti della neurologia del Bufalini e degli altri reparti omologhi in Romagna che avevano continuato ad occuparsi dei casi fino all’inizio di novembre. Da allora, con il calo drastico delle temperature e il declinare verso l’inverno, il virus trasmesso dalle punture di pappataci era rimasto silente. Negli ultimi giorni invece i contagi sono riapparsi. Particolarmente seria è stata la situazione di una dipendente del Bufalini che è dovuta restare anche 3 giorni in rianimazione prima di poter essere trasferita per proseguire le cure alla neurologia del Morgagni di Forlì. In reparto al Bufalini di Cesena attualmente ci sono, tra casi accertati e altri in attesa delle analisi per qualificare l’effettiva presenza del virus, 5 persone di sesso ed età differenti. L’unica maniera di trasmettere il virus è tramite la puntura dei pappataci. E gli insetti non fanno differenze quando si tratta di pungere e di infettare potenziali vittime.
Vettori e malattie
«Siamo tornati nella stagione in cui i vettori possono essere portatori anche di questa malattia. I mesi estivi sono quelli di maggior vitalità dei vettori e quindi è il momento in cui tornano anche casi simili». Il punto della situazione a Cesena ed in Romagna lo traccia la dottoressa Chiara Reali, dirigente facente funzione dell’unità operativa di Igiene e sanità pubblica di Forlì-Cesena. «Anche qui in Romagna sono diversi i vettori di cui dobbiamo parlare – dettaglia –. Nel caso del Toscana virus la circolazione avviene tramite la puntura di phlebotomus perniciosus e phlebotomus perfiliewi: i cosiddetti pappataci. Le zanzare culex sono quelle che possono portare il virus West Nile mentre la zanzara tigre può essere vettore di malattie come la come Chikungunya, Zika o Dengue».
Toscana Virus
Il Toscana virus è ultimamente più evidente perché negli ultimi anni, dai monitoraggi che vengono effettuati ciclicamente, si è notata una maggiore diffusione dei pappataci, estesa anche nelle zone di pianura mentre una volta erano tipici solo delle aree collinari. «Chiaramente con l’aumento degli insetti in zone più densamente abitate, si è visto anche una crescita della malattia associata alla puntura dell’insetto».
I dati
E il virus può sviluppare una forma di meningite di cui fino a qualche anno fa si sentiva poco nominare in Romagna. «Lo scorso anno è stato diverso dai precedenti. A Cesena sono stati registrati 12 casi di Toscana virus tra metà agosto e inizio novembre. Complessivamente, ripartiti tra le varie aree, in Romagna ci sono stati 47 casi nel 2022. Con la provincia di Forlì-Cesena che ha avuto numeri leggermente maggiori di Rimini e Ravenna. In questo 2023 il trend sembra meno in salita anche per quanto riguarda la presenza nei monitoraggio dei pappataci sul territorio. Ma i raffronti esatti si potranno fare solo a fine anno. I conteggi che vengono fatti sulla presenza dell’insetto sul territorio per ora non hanno dato difformità sul 2022. L’alluvione insomma non pare aver inciso, ma anche qui servirà attendere i numeri finali per dare sentenze. «Da inizio anno ci sono stati 6 casi accertati di Toscana virus a Cesena. E considerando le persone ora ricoverate in neurologia si può dire dunque che la stagionalità legata a questa malattia sia iniziata proprio in questi ultimi giorni» spiega la responsabile.
Prevenzione
Per ora dunque, da qui a fine anno, non sono previste crescite numeriche nei pappataci e nei malati. «Ma questo non significa che dobbiamo sottostimare la situazione. Anche a fronte del fatto che per ora in Romagna (
a parte alcuni casi sospetti monitorati nei mesi scorsi ed uno accertato di Chikungunya, ndr) non ci siano per ora state altre forme di malattia conclamate portare dalle zanzare culex o tigre. Anche da noi, ed è il metodo preventivo migliore e forse l’unico veramente efficace, le persone devono iniziare sistematicamente a proteggersi la pelle con repellenti. Quando si esce all’aperto e soprattutto laddove si frequentino delle zone di campagna o a contatto con la natura. È la forma migliore per prevenire le punture di zanzare e pappataci. In particolar modo negli orari a ridosso del tramonto e durante le serate estive. Va sottolineato che, rispetto alle zanzare, per le quali la disinfestazione sortisce già da sola ottimi risultati, i pappataci che veicolano il Toscana virus sono insetti più insidiosi da questo punto di vista. Quindi la protezione individuale con i repellenti – conclude Chiara Reali – è la migliore che si possa adottare».