Tentativi di pace davanti al giudice in casa Amadori

Fratelli e sorelle “contro” per il controllo dall’Amadori: il colosso avicolo attualmente in mano ai due fratelli della dinastia del patron Francesco e per il quale le due sorelle reclamano una posizione “migliorativa” nella griglia delle quote detenute.
Stamattinale parti si sono trovate davanti al tribunale civile di Bologna. Dove tutti avevano già depositato le proprie posizioni “di partenza” ed il giudice ha formulato alcune ipotesi di prosecuzione. Volte (come sempre in questo tipo di giudizi) ad evitare il coinvolgimento diretto del tribunale. Proposte propedeutiche a far trovare alle parti una soluzione “condivisa e bonaria” per chiudere le liti.
In casa Amadori era già successo in tempi recenti. Quando la nipote Francesca aveva contestato il proprio licenziamento e la propria posizione all’interno dell’organigramma aziendale. Prima che il giudice prendesse una “sua” decisione le parti si sono accordate dal punto di vista economico e dinamico sul futuro di quella che ormai è definitivamente una “ex dipendente” aziendale.
Questa volta contrapposti ci sono i 4 figli di Francesco Amadori che fondò l’azienda di San Vittore coi fratelli Arnaldo e Adelmo (ora scomparsi).
Il patron Francesco Amadori (91enne) dopo essersi disimpegnato dalle dinamiche lavorative ha suddiviso il pacchetto azionario della Francesco spa, la holding che controlla tutto il gruppo, in 4 quote: il 27% a testa a Flavio e Denis, entrambi impegnati ed ora ai vertici dell’azienda, e il 23% a testa a Patrizia e Loretta: che sono fuori dalla gestione aziendale. Gli attriti di famiglia sono nati quando nel gennaio dell’anno scorso Flavio e Denis hanno unito le loro quote in una nuova società, che matematicamente ora detiene il controllo di tutto il gruppo.
Per questo Patrizia e Loretta si sono rivolte alla magistratura, avviando ufficialmente ieri davanti alla sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Bologna “la partita” giudiziaria. Una causa complicata: se non altro per il fatto che la legge non vieta fusioni di quote da una parte, e dall’altra dal fatto che le due sorelle non avrebbero potuto anche volendo (se non restando comunque in posizione minoritaria) potuto in alcun modo contrastare un’azione simile da parte dei fratelli maschi.
«Nell’ambito del contenzioso societario apertosi tra gli azionisti di riferimento della Amadori Spa, innanzi al Tribunale civile di Bologna, si è svolto un tentativo di conciliazione volto a definire la controversia. Il giudice, sentite le posizioni delle parti in un clima collaborativo tra le stesse, ha formulato alcune proposte, rinviando la causa al prossimo 15 giugno, termine entro il quale le medesime parti potranno eventualmente giungere a una soluzione condivisa nel rispetto delle reciproche posizioni».
È la nota stringata con cui l’Amadori in prima serata ha riassunto la situazione congelandola ad ora.
Il giudice ha formulato alcune possibili vie d’uscita per disimpegnare il tribunale dal decidere. Si tratta di proposte che hanno sia un contenuto di carattere economico che di differente distribuzione di quote. E che possono essere unite o intercambiabili. Il tempo concesso prima di entrare nel cuore di quella che comunque potrebbe diventare una causa lunga e costosa, servirà perché i legali della due parti possano trovare una “summa” soddisfacente per tutti. Proprio come avvenuto tra l’azienda e Francesca Amadori nel recente passato. Se ciò non avverrà si proseguirà con le carte bollate ed al prossimo appuntamento il giudice potrebbe sia chiedere ulteriori approfondimenti di prova che dichiarare assunte tutte le informazioni necessarie per poter procedere verso una propria decisione autonoma.