Tagli bordolesi romagnoli, "Ecco la mia selezione"

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In viticoltura si definisce ‘taglio’ (o blend) un vino prodotto con più di una varietà di uva. Storicamente si tratta di una metodologia introdotta nell’uso francese, soprattutto nella zona di Bordeaux (da cui ‘taglio bordolese’), dove tradizionalmente, soprattutto per i vini rossi del Médoc e del Pessac-Léognan, si mescolavano uve di Cabernet Sauvignon a percentuali variabili di Merlot, Cabernet Franc, in qualche caso Petit Verdot e occasionalmente Malbec. L’idea di base è quella di sfruttare le diverse peculiarità delle uve assemblandole in un solo vino, dall’altra parte, trattandosi di piante dal ciclo vegetativo molto diverso, garantirsi per ogni annata la possibilità di compensare le eventuali lacune di una specie con l’altra o con le altre.

In Italia i primi vini tagli vennero immessi in commercio in Trentino, addirittura alla fine degli anni ’50, una regione, per via della dominazione asburgica, abituata a fornire vini di quantità e qualità per la grande ‘sete’ della corte di Vienna. Successivamente, a partire dall’inizio degli anni ’70, prima Sassicaia poi Tignanello, poi ancora Ornellaia e Masseto lanciarono insieme i Supertuscan e la nouvelle vague della viticoltura italica.

Anche in Romagna la ‘moda’ dei tagli bordolesi, spesso con l’uso del Sangiovese ad amplificarne la territorialità, si diffuse presto, a partire dalla metà degli anni ’80. A seguire la nostra selezione di tagli bordolesi.

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