Stretta sui prodotti a base di cannabis: a rischio "l'impero" made in Romagna

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In 6 anni sono riusciti a mettere in piedi un colosso da 4 milioni di euro di fatturato l’anno, oltre 200 lavoratori, 110 punti vendita in franchising sparsi tra l’Italia e l’Europa, persino in Andorra. Una realtà imprenditoriale made in Romagna, quella di Cbweed, che ha sede principale e showroom a Forlì, e che ora, come tutte le aziende che commercializzano derivati del cannabidiolo, viene posta a rischio da un provvedimento del Governo. E' infatti stato messo in pubblicazione il 21 agosto sulla Gazzetta Ufficiale un decreto del Ministero della salute che potrebbe fare diventare illegale la vendita degli oli e degli estratti della cannabis. Il condizionale è dettato dal fatto che «il provvedimento è scritto particolarmente male e lascia spazio a varie, possibili, interpretazioni. La peggiore va nella direzione del divieto», osserva Riccardo Ferrini, ceo di Cbweed, che ha punti vendita in tutta la Romagna, da Rimini a Riccione, da Cesena a Ravenna. Il provvedimento – salvo interpretazioni meno restrittive – revoca la sospensione del decreto del 2020 che inseriva le composizioni per somministrazione a uso orale di cbd (cannabidiolo) nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sulle droghe. Cosa significa? Si dichiara illecito ogni uso non farmacologico degli estratti di cannabis. Preparati a base di Cbd sono venduti in canapa shop ed erboristerie contro ansia, dolori e per favorire il rilassamento. Nelle farmacie potrebbero continuare a essere venduti: il Ministero non imporrebbe un divieto assoluto ma punterebbe a una regolamentazione, considerando il cannabidiolo un farmaco e imponendone la vendita come tale. Le associazioni di produttori e venditori – Federcanapa in testa – sono già sul piede di guerra. Molto probabilmente nelle prossime settimane verrà dato il via a una battaglia legale dagli esiti non prevedibili.

Ferrini, cosa sta succedendo?

«Partiamo da una considerazione: il decreto non è scritto in modo chiaro e lascia spazio a diverse possibilità di interpretazione. La peggiore possibile va nella direzione di vietare la vendita della cbd quando il resto dell’Europa va nella direzione opposta. L’Unione Europea ha già più volte espresso pareri che vanno incontro alle nostre aziende e ai consumatori, e ha manifestato la necessità di regolamentare il settore dalla parte erboristica».

Cosa contestate del provvedimento che Federcanapa definisce illogico?

«Tutto. Va tenuto presente che non stiamo parlando di un prodotto psicoattivo: non ha effetti psicotropi. Sarebbe la prima volta che in Italia viene inserito nella lista delle sostanze stupefacenti un prodotto che non lo è. Allora tanto vale metterci anche valeriana e camomilla».

Per Cbweed questo decreto che impatto causerebbe?

«Potenzialmente un impatto molto grande ma tengo a sottolineare che per il tipo di azienda che abbiamo costruito e per le scelte che negli anni abbiamo compiuto, non siamo soliti fasciarci la testa prima di essercela rotta. Vogliamo capire molto bene quale sarà l’interpretazione del decreto: nei giorni scorsi diverse testate hanno riportato la notizia con una certa faciloneria. Al contrario, si tratta di una materia complessa».

Però è innegabile che vi sentiate sotto attacco.

«Si tratta chiaramente di un attacco al settore della canapa e alla libertà di utilizzare prodotti alternativi ai farmaci, naturali e senza controindicazioni».

Che contromosse ritenete di potere mettere in campo?

«Le contromosse sono in fase di studio: le stiamo elaborando insieme al nostro team legale e alle altre associazioni del settore. Non possiamo permetterci passi falsi causati da mosse affrettate. Non abbiamo però molto tempo e dobbiamo anche capire come potremo muoverci sul mercato europeo dove siamo molto forti».

Quando entrerà in vigore il decreto?

«Dal prossimo 22 settembre ma mi auguro che, proprio perché non è scritto in maniera chiara, ci sia modo di contrastarlo. Le associazioni stanno già parlando di ricorso al Tar o di ricorsi in altre sedi. Vedremo. Storicamente il mondo della cannabis è un mondo in lotta: non dovrebbe esserlo ma è così, specie nei confronti dei governi di destra, come questo o quello in carica nel 2019. Noi comunque non ci diamo per vinti».

Cosa succederà il 22 settembre?

«Potrebbe accadere che ci venga vietata la possibilità di vendere olio di cbd e prodotti derivati: credo sia questo l’obiettivo che il Governo intende raggiungere».

A quante gente date lavoro?

«Cbweed in Italia dà lavoro a oltre 200 persone. Complessivamente nel nostro Paese garantisce uno stipendio a decine di migliaia di persone. Ora questi posti sono a rischio perché significherebbe perdere di punto in bianco, dopo 6-7 anni di mercato consolidato, una fetta importante del fatturato. Tutto questo per un provvedimento assurdo che non ha eguali in Europa».

Quanto fatturate ogni anno mediamente?

«Sui 4 milioni di euro. Abbiamo 110 punti vendita in franchising. Una quarantina in Italia e il resto in Europa tra Francia, Spagna, Portogallo, Estonia e Lettonia: abbiamo un punto vendita anche ad Andorra».

Chi sono gli acquirenti degli oli di cbd?

«La fascia di età è estremamente vasta. In base alla tipologia del prodotto possiamo andare dai 20 agli 80 anni».

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